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>>i soli convegni promossi da AIAT
L’evento è organizzato congiuntamente dal Comitati di CATANIA 2030, Comitato interdisciplinare Rifiuti e Salute (CIRS) dai Rotary Club dell’Area Etnea,da Università di Catania (CUTGANA), Aidic Sicilia e AIAT. l'OMS ha recentemente evidenziato che vi è ormai una diffusa convinzione che tra i determinanti di salute vi siano le cause ambientali. Tra le più comuni la gestione dei rifiuti, delle acque, dei terreni contaminati e le emissioni in atmosfera. Tuttavia questa primitiva “coscienza” è ancora molto vaga e spesso infondata in quanto esasperata dai media e social media che non sempre diffondono una informazione veritiera e/o completa, cui si affianchino gli effetti delle altre opzioni ed in particolare dell’opzione zero (non scelgo, non realizzo, non gestisco e quindi non ho problemi), certo molto affascinante in astratto, ma spesso occultante la ben più pericolosa realtà di una gestione poco sostenibile. Si pensi ai rifiuti: chi potrebbe contestare che occorre massimizzare il riciclo? ma se poi non si prevedono che discariche per la parte che non si sta riuscendo sostenibilmente a riciclare si può ancora parlare di approccio corretto? Si pensi ad un impianto di depurazione delle acque reflue che, certo, scarica nei corpi idrici l’effluente trattato e quindi produce un minimo inquinamento; ma cosa succederebbe se al suo posto ci fosse solo lo scarico fognario non trattato? Un caso emblematico poi è rappresentato dalle emissioni odorigene. Sebbene la sensazione olfattiva non sia sempre direttamente correlata ad effetti dannosi per la salute, si sta sempre più determinando nel nostro Paese una grande e spesso eccessiva preoccupazione verso qualsiasi tipo di odore. La tolleranza verso le emissioni odorigene delle aree industriali o dei cantieri è diventata bassissima, creando non piccoli problemi a molti siti produttivi, impianti di gestione rifiuti, impianti trattamento acque, condizionando anche lo sviluppo economico del territorio. Su queste importanti questioni, nell’interesse del bene comune, si sente da tempo l’esigenza di portare a sintesi le diverse opinioni sulla base di verificati dati tecnici e scientifici, con un dialogo aperto a tutte le parti interessate. A questo fine il Comitato Interdisciplinare su Rifiuti e Salute (CIRS), con un coinvolgimento libero e volontario aperto a tutti gli esperti qualificati nei rispettivi campi disciplinari e professionali e degli esponenti del mondo delle Associazioni e dei Comitati, in sinergia con gli organismi istituzionali (Ministero dell’Ambiente, Ministero della SanitaÌ, Istituto Superiore della SanitaÌ, ISPRA, ENEA, CNR, Enti locali, ecc.) ha sviluppato uno studio approfondito di prossima pubblicazione. L’incontro presenteraÌ alcuni dei principali risultati dell’attivitaÌ del Comitato, utile per fare conoscere alle Istituzioni e alla comunità in genere, ben oltre le percezioni superficiali, i reali rapporti tra le diverse forme di gestione dei rifiuti e i loro effetti – correttamente e scientificamente misurati - sulla salute proseguendo lungo un percorso che garantisca alla popolazione e ai decisori una consapevolezza sana e scientificamente fondata che possa permettere di comprendere, di valutare e di decidere sempre per il bene comune. L’incontro saraÌ arricchito dal dibattito che coinvolgerà i presidenti dei Club Service dell’area Etnea, , sempre più impegnati sulle tematiche di difesa dell’ambiente e di salvaguardia della salute.
Rotary Club Acicastello, Acireale, Catania, Catania Bellini, Catania Est, Catania Etna Centenario, Catania Nord, Catania Ovest, Catania Sud, Giarre-Riviera Jonico Etnea, Paternò-Alto Simeto, Viagrande 150
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L’evento è organizzato congiuntamente da CS e CTPI di ECOMED Gruppo Gestione Impianti Trattamento Acque in Sicilia, BIOREAL, Università di Catania - Centro Universitario per la Gestione e la Tutela degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA) e Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT), con il patrocinio del Commissario Straordinario Unico per la Depurazione.
Temi dell'acqua potabile: Sviluppi nella digitalizzazione Consentendo dati più diretti e in tempo reale, la digitalizzazione può migliorare notevolmente le prestazioni del trattamento acque e della distribuzione idrica in termini di energia ed efficienza. Esistono recenti progressi nella tecnologia dei sensori che possono fornire feedback critici per migliorare il funzionamento e l’ottimizzazione dei sistemi. -Membrane, sistemi ibridi e nuovi materiali e progressi nella desalinizzazione L’indisponibilità di risorse convenzionali, l’aumento dei costi energetici, il cambiamento climatico e la crescita della popolazione stanno guidando la ricerca e le innovazioni per migliorare l’affidabilità e le prestazioni della desalinizzazione. Vengono sviluppate nuove tecnologie e sistemi integrati per ridurre l’elevata domanda energetica della desalinizzazione mantenendo un basso impatto ambientale, inoltre innovative soluzioni sul concentrato.
Temi sulle acque reflue: Processi innovativi ,neutralità energetica e del carbonio ed emissioni di gas serra I processi di trattamento delle acque reflue continuano ad essere innovati. Le nuove tecnologie (come MABR, Granular Sludge, MBR, ecc.) necessitano di discussioni nei loro meriti tecnici e nell'implementazione pratica. Il trattamento delle acque reflue si sta muovendo verso la neutralità climatica. Ciò richiede la limitazione delle emissioni di gas serra (CH4, N2O e CO2) e allo stesso tempo la gestione dell’energia (minimizzazione e recupero) deve essere migliorata. -Recupero di risorse e trattamento fanghi Il trattamento delle acque reflue si sta muovendo verso un processi a impatto zero e l’integrazione in un’economia più circolare. Il recupero delle risorse (nutrienti, sostanze chimiche, energia e materia, etc.) viene implementato in nuovi impianti di trattamento.
Temi congiunti relativi all'acqua potabile e alle acque reflue: Chiusura del ciclo dell'acqua La chiusura del ciclo dell’acqua è fondamentale per garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche riducendo al minimo gli sprechi, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e affrontando le crescenti sfide legate alla scarsità d’acqua e all’inquinamento. Verranno discusse tecnologie avanzate, politiche e collaborazioni che colmano il divario tra approvvigionamento idrico e trattamento delle acque reflue e promuovono tecnologie per il riutilizzo dell'acqua. -Monitoraggio e rimozione dei microcontaminanti Una maggiore consapevolezza dei microcontaminanti e il miglioramento delle tecniche analitiche hanno portato a normative più severe e a una maggiore consapevolezza pubblica che porterà a una migliore rimozione dei microcontaminanti. La rimozione di questi composti in tracce può essere impegnativa e si stanno sviluppando e implementando innovazioni sia l'acqua potabile che le acque reflue, per rendere i processi avanzati più efficaci e sostenibili
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L’evento è organizzato congiuntamente dai Comitati di CATANIA 2030, ICESP, Università di Catania, ENEA e AIAT con il patrocinio di Confindustria Catania.
Obiettivo della sessione è condividere buone pratiche, casi di successo e proporre modelli positivi e riproducibili di economia circolare in un dibattito/confronto con le aziende, istituzioni e gli enti autorizzatori.
La Piattaforma ICESP (Italian Circular, Economy Stakeholder Platform) che lavora in stretta connessione con la Piattaforma della Commissione Europea ECESP rappresenta la più strutturata ed estesa comunità di attori italiani dell’economia circolare, costituita da 331 organizzazioni ed oltre 900 esperti di istituzioni pubbliche locali e nazionali, imprese e associazioni di categoria, mondo della ricerca, società civile. ICESP è una realtà di riferimento e di confronto riconosciuta a livello nazionale ed internazionale, e si propone di far convergere iniziative, esperienze, criticità e prospettive che il nostro paese vuole e può rappresentare in Europa e di promuovere l'“Italian way for circular economy". Tra le principali iniziative di ICESP vi è la raccolta e valorizzazione di Buone Pratiche di Economia Circolare, sviluppate dagli stakeholder del territorio nazionale, impegnati in percorsi orientati alla chiusura dei cicli ed alla prevenzione e valorizzazione delle risorse ad ogni livello della catena del valore, nella realizzazione di nuovi modelli di business e progettazione nei sistemi industriali, urbani e territoriali. Ciò al fine di favorire la conoscenza e la diffusione delle eccellenze ed il modo italiano di fare economia circolare e promuovere una proficua replicabilità/adattamento dei casi di successo già numerosi nel nostro Paese.
La presentazione dei casi studio e buone pratiche da parte di aziende, organizzazioni, istituzioni ed enti di ricerca sarà l’occasione per avere testimonianze dello stato di applicazione della economia circolare in Italia e per sollecitare anche ogni tipologia di organizzazione, in uno spirito collaborativo, ad interrogarsi sulla circolarità delle proprie azioni, strategie, soluzioni tecnologiche e soluzioni in generale.
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L’evento è organizzato congiuntamente dai Comitati di CATANIA 2030, Green Building Council Italia, ENEA, Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (DICAR) dell’Università di Catania, Ordine e Fondazione degli Architetti P.P.C .della Provincia di Catania, dall’Associazione Nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT).
Il comparto delle costruzioni, dall’edilizia alle grandi infrastrutture, costituisce uno dei settori dell’economia a più alta intensità di utilizzo di materie prime ed è responsabile di elevati quantitativi di rifiuti ed emissioni. Non a caso la Commissione Europea considera questo settore tra i “prioritari” e specifiche politiche e azioni sono state implementate per indirizzare iniziative volte ad un uso più efficiente delle risorse, sia attraverso il miglioramento delle prestazioni energetiche sia attraverso il miglioramento nell’uso e nella gestione delle risorse e dei materiali. I numerosi sistemi di certificazione che si sono diffusi negli ultimi anni, e le diverse iniziative volte all’uso efficiente delle risorse, al recupero dei materiali anche in ottica di urban mining, all’efficienza energetica, testimoniano l’attenzione verso questi temi e la volontà di trovare un metodo oggettivo per valutare se e quanto le prestazioni e le funzionalità degli edifici siano ottenute con il minimo impatto ambientale.
Obiettivo del workshop è, quindi approfondire il contesto di riferimento, i protocolli di certificazione ambientale ed energetica e la loro applicazione nell’ambito del GPP e dei Criteri Ambientali Minimi. Verranno presentati approcci e casi applicativi di progettazione sostenibile e circolare nella realizzazione di nuove opere e nella riqualificazione del patrimonio edilizio e di gestione sostenibile dei cantieri. Ciò con l’intento di mettere a confronto esempi applicativi e studi di ricerca in atto, creando, di conseguenza, un dibattito sulle problematiche ancora aperte, le opportunità per i professionisti, le imprese e gli operatori del settore.
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“Per l’uso ingegnoso delle risorse economiche, sociali ed ambientali".
Università degli Studi di Napoli “Federico II.
Biblioteca Storica - Piazzale Tecchio 80
Download - Evento Ingegno Sostenibile 17 Aprile OIN_DICEA - REV.pdf
Seminario in presenza
26 febbraio 2024 Ore 14:00 – 18:00
Aula Convegni - Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Via del Politecnico 1, 00133 (RM)
Download - Seminario Gestione rifiuti 26 feb 24.pdf
L’incontro, mira a intersecare (evidenziandone i profondi collegamenti) alcune tematiche a forte valenza sociale, investendo la lotta allo spreco alimentare al quadrato inteso cioè sia come spreco di cibo ancora adatto all’alimentazione (e relativo valore economico, con conseguente impatto sull’ambiente) sia come extra alimentazione che, non solo ha gli stessi rilevanti impatti sull’ambiente, ma anche, attraverso una non necessaria e dannosa nutrizione, sulla salute e quindi sui sistemi sanitario ed economico nazionali. All’incontro partecipano relatori dell’Università di Catania, dell’Università di Messina, dell’Associazione nazionale degli Ingegneri per l’Ambiente e il Territorio (AIAT), del Rotary Distretto 2110 Sicilia e Malta, e del Banco Alimentare Sicilia Onlus. L’incontro mira a far conoscere lo spreco alimentare e i suoi effetti sull’ambiente ma anche l’abuso di cibo legato ad una spesa squilibrata, soprattutto in età infantile, evidenziandone gli effetti in termini prospettici di obesità adulta e relativi costi per la salute e per il sistema sanitario nazionale. Verrà poi posto l’accento sul ruolo che le Università, le Associazioni e i Club Service possono svolgere sia in termini di informazione che di supporto ad iniziative di servizio sul territorio (a partire dalla diffusione nelle scuole di una cultura della spesa sostenibile e della dieta mediterranea) e altrettanto forte supporto all’azione del banco alimentare.
Download - MEDITERRARIA CONGRESSO SPRECO ALIMENTARE ALLA TERZA sabato 29 aprile.pdf
L’agricoltura e le aziende agricole da sempre hanno seguito un processo di innovazione passato attraverso l’innovazione varietale, delle tecniche colturali e della meccanizzazione, questo ancor di più negli ultimi anni con lo scopo sia di incrementare la resilienza aziendale verso i cambiamenti climatici che sia in un’ottica di incremento della sostenibilità in senso lato. La trasformazione digitale, che è ormai entrata in tutte le attività quotidiane dei singoli cittadini, trova ampio spazio di sviluppo anche nelle aziende agricole che già oggi si avvantaggiano, e lo faranno ancora di più in futuro, dell’utilizzo delle applicazioni digitali. Le tecnologie digitali, come l’utilizzo di droni, la disponibilità di dati raccolti da remoto, la loro elaborazione, lo sviluppo di modelli di simulazione e previsionali oltre che l’aggiornamento delle macchine operatrici e dei sistemi di irrigazione con sistemi autonomi e/o automatici che contribuiscono a preservare le risorse, favoriranno un incremento della sostenibilità in termini sia economici che ambientali e sociali. Il passaggio ad “Azienda agricola 4.0” permetterà quindi una massimizzazione dell’efficienza d’uso delle risorse sia in termini di input che di conservazione delle risorse garantendo anche il consumatore finale con un controllo preciso e puntuale dell’intera filiera produttiva tracciando il prodotto finale dal campo alla tavola. Le tecnologie utilizzabili sono diverse e vanno dallo studio dell’agrometeorologia, all’utilizzo di big data, al blockchain, all’utilizzo di cloud, droni e sistemi di decision support system. L’incontro mira a far conoscere alle aziende le potenzialità di una trasformazione digitale applicabile anche al nostro territorio, stimolando un dibattito costruttivo mirato all’innovazione tecnologica delle aziende agricole mediterranee che permetterà di garantire la produzione di prodotti di elevata qualità garantendo la salvaguardia dell’ambiente, una riduzione degli input, e una certificazione dei prodotti Distretto 2110 per il consumatore finale che negli ultimi anni ha evidenziato una maggiore sensibilità verso i temi della sostenibilità e della sicurezza alimentare.
Download - MEDITERRARIA CONGRESSO AZIENDA AGRICOLA 4.0 VENERDì 28 aprile.pdf
L’incontro di oggi ha come scopo principale quello di mettere in contatto la ricerca scientifica con le realtà aziendali che operano nel nostro territorio con l’obiettivo di stimolare un dibattito costruttivo sulle potenzialità delle nostre eccellenze regionali agroalimentari utilizzando un approccio scientifico che ne dimostri i benefici per la salute umana. I relatori evidenzieranno il ruolo e gli effetti dei prodotti regionali health promoting a valenza nutraceutica nei contesti di wellness, aging, nutrigenomics e medicina preventiva avvalendosi di modelli sperimentali in vitro ed in vivo e di studi mirati per il drug delivery. Organizza il Dipartimento di Scienze del Farmaco e della Salute in la collaborazione con il Dipartimento Agricoltura Alimentazione e Ambiente ed il CUTGANA.
Download - MEDITERRARIA CONGRESSO NUTRACEUTICI ED ECCELLENZE REGIONALI GIOVEDì 27 APRILE.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente dai comitati tecnici CTS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (DICAR) dell’Università di Catania, dal Centro Universitario per la Gestione e la Tutela degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA) e dall’ Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT). Le aree costiere rappresentano un elemento chiave dello sviluppo socio-economico del sistema-Paese, ed allo stesso tempo un valore ambientale e paesaggistico imprescindibile. Tuttavia, tali aree risultano anche aree estremamente vulnerabili, sia a causa degli impatti diretti delle fortissime e diverse pressioni antropiche che su di esse insistono, sia a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, quali l’innalzamento del livello medio del mare e l’estremizzazione dei fenomeni di mareggiate estreme, che colpiscono maggiormente la zona di transizione tra la terra e il mare. Per queste ragioni, risulta necessario implementare un approccio integrato per la gestione delle zone costiere, che consenta ai diversi attori di sviluppare sinergie per promuovere un approccio non più settoriale ma multi-obiettivo e multi-rischio e per avviare processi virtuosi di riqualificazione e transizione ecologica. In questo quadro, l’incontro mira a rappresentare un momento di confronto per pianificare la risposta agli impatti dei cambiamenti climatici lungo le coste e supportare la rigenerazione ad ampio spettro delle aree costiere e dei porti, anche al fine di favorire la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici mediante l’adozione di soluzioni innovative ed eco-sostenibili. In questo contesto, verranno discusse le opportunità rappresentate dal restauro delle zone costiere degradate per la generazione di servizi ecosistemici, dalla caratterizzazione e gestione dei dragaggi e dei sedimenti marini e costieri, dalla possibilità di riqualificazione urbana ed energetica dei porti, dall’efficientamento e ottimizzazione dei trasporti marittimi e della logistica portuale, dal miglioramento delle condizioni di sicurezza alla navigazione nelle aree portuali. L’incontro si inquadra nell’ottica della Strategia Blue Growth, promossa dalla Commissione Europea per valorizzare il potenziale dei mari, degli oceani e delle coste europee per la creazione di nuove opportunità di lavoro e di nuove aziende nei settori produttivi della cosiddetta “Blue Economy”, e della Missione Europea “Restore our Ocean and Water”, finalizzata alla protezione e al restauro entro il 2030 della salute dei nostri mari attraverso la collaborazione tra il mondo della ricerca e dell’innovazione, del coinvolgimento dei cittadini e la mobilitazione degli investimenti “Blu”. La partecipazione al Convegno darà diritto al riconoscimento di CFP per gli ingegneri iscritti all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catania.
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L’evento è organizzato congiuntamente dai comitati tecnici CTS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Dipartimento di Economia e Impresa. dell’Università di Catania, Centro Studi Cutgana e Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT). Il convegno mira alla presentazione dei principi teorici ed attuativi concernenti i modelli di gestione delle certificazioni volontarie in tema di sostenibilità ambientale, etica ed economica adottabili dalle aziende, applicabili a tutti i processi produttivi, indipendentemente dalla dimensione e dal settore merceologico di appartenenza. Tali strumenti sono definiti anche ‘proattivi’, volti cioè alla promozione di una nuova modalità di approccio imprenditoriale all’ambiente e all’etica aziendale, teso ad anticipare le norme per guadagnare un vantaggio competitivo nei confronti delle imprese che dovranno adeguarsi in seguito. In sintesi, essi inducono l’azienda a farsi parte attiva del processo di ecoristrutturazione dell’economia. In questa ottica, La Corporate Social Responsibility - CSR – mira ad una integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate. Ciò implica un approccio complesso in cui coesistono tematiche ambientali con le tematiche sociali, quali la tutela dei lavoratori sia in termini retributivi che di salute, il contributo allo sviluppo economico e culturale del territorio di appartenenza, la solidarietà e la mutualità con la comunità in cui si opera (e non solo), la trasparenza nell’informazione al mercato (in primis dei documenti contabili), ecc. In particolare, il 21 aprile 2021 la Commissione ha presentato una proposta di direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità delle imprese (CSRD) in modifica della passata Direttiva 2014/95/UE, la NFRD – Non-Financial Reporting Directive. Approvata dal Parlamento UE il 10 novembre scorso, la direttiva sulla comunicazione societaria sulla sostenibilità (CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive) della Commissione è un atto di trasparenza su questioni ambientali, sociali e di governance, che impone alle aziende di redigere una Dichiarazione sulla sostenibilità relativa al proprio impatto sociale e sull’ambiente. Dopo la presentazione degli strumenti a supporto delle aziende in grado attuare l’approccio gestionale attraverso una struttura organizzativa, attività di pianificazione, di responsabilità, di prassi, procedure, processi e le risorse per elaborare, rendere operativa, verificare e correggere la politica ambientale e sociale, il convegno presenta alcuni casi studi aziendali di buone pratiche manageriali che applicano al loro interno tali strumenti gestionali innovativi.
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L’evento è organizzato congiuntamente dal CS e CTPI di CATANIA 2030, Commissario Unico per la Bonifica delle Discariche Abusive, REMTECH EXPO, Università di Catania - Centro Universitario per la Gestione e la Tutela degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA) e Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT). Il tema centrale dell’evento i nuovi approcci sostenibili agli interventi di bonifica e le priorità degli interventi anche alla luce delle prospettive aperte dai prossimi fondi del PNRR e Next Generation EU. Il tema delle bonifiche dei siti inquinati è uno degli aspetti principali di molti processi di rigenerazione del territorio, non solo in ambito industriale ma anche agricolo ed urbano. Nonostante se ne continui a dibattere in numerosi contesti, dopo una prima e forte accelerazione con grande dispendio di fondi per studi, analisi e procedure di caratterizzazione, le azioni di bonifica vera e propria scontano oggi ingenti ritardi che non appaiono giustificati da reali difficoltà tecnologiche ma piuttosto legati alla erronea percezione della bonifica dei siti contaminati come un rischio in termini di costi e tempi con conseguente disincentivazione dei necessari investimenti. Per garantire un’azione continua ed efficace è necessario un salto culturale basato sul presupposto che rigenerare il territorio, a partire da suoli e falde contaminate, sia una chiave irrinunciabile dello sviluppo di tutto il Paese. Come pure riuscire a mantenere una concreta rigenerazione per quei siti operativi che già da oltre un decennio operano in modalità di MISO (Messa In Sicurezza Operativa) secondo il DLgs 152/06. Accanto alla nota complessità normativa e amministrativa, il tema delle bonifiche soffre inoltre di una spettacolarizzazione degli effetti negativi, associata a una comunicazione poco efficace e ad una scarsa conoscenza dello stato di avanzamento della tecnologia unita spesso ad una miope applicazione delle norme di intervento nell’ambito del complicato processo amministrativo. Di conseguenza occorre anche attrezzare il sistema per eliminare gli ostacoli che nel rapporto tra pubblico, privati e cittadini impediscono ogni giorno di passare da propositi e proclami ad azioni che possano effettivamente dare vita al processo di rigenerazione, creare sviluppo, occupazione e maggiore fiducia nella popolazione nell’interesse delle comunità coinvolte. Un modello di efficienza è certamente quello applicato alle discariche abusive al fine di far fronte alla Sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2 dicembre 2014 che ha condannato l’Italia al pagamento di importanti pene pecuniarie. Ciò è avvenuto con DPCM del 24 marzo 2017, attraverso la nomina, da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Commissario Unico per la bonifica delle discariche che ha messo in atto una serie di importanti attività che hanno portato al recupero di numerosi siti e che si accinge ad affrontare il caso della più grande discarica sul territorio italiano, quella di Malagrotta.
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L’evento è organizzato congiuntamente da CS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Rotary Distretto 2110, Università di Catania - Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Tecnologie Avanzate "G.F. Ingrassia" e Centro Universitario per la Gestione e la Tutela degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA), Associazione di ingegneria Chimica -sezione Sicilia (AIDIC) e Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT). Termovalorizzatore o discarica? Economia circolare o discarica sostenibile? Si può continuare veramente a porsi di fronte a scelte alternative e assolutistiche in chiave di fede calcistica- spesso dettate da ignoranza o immotivata paura di quanto si osteggia - o non è il momento di documentarsi attraverso un approccio scientifico, chiaro e completo? La Regione Sicilia è molto lontana dagli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Unione Europea nella gestione dei rifiuti al 2035 registrando percentuali di raccolta differenziata ancora ampiamente al di sotto della media nazionale e persino degli obiettivi fissati per il 2012, con un ricorso ancora massiccio alla discarica come fonte prevalente di gestione. Un approccio integrato nella gestione dei rifiuti è ancora largamente incompiuto, anche se alcuni recenti segnali offrono qualche squarcio di speranza. L’autosufficienza a livello regionale nella gestione dei rifiuti non può che partire da un modello di pianificazione che comprenda tutte le fasi del processo: dalla prevenzione alla raccolta, dalla selezione al riciclo con trattamento e valorizzazione termica, relegando lo smaltimento in discarica alla sola frazione residuale non recuperabile. È urgente acquisire una visione strategica a livello politico ed economico, rinunciando alle pericolose illusioni che portano sì a un immediato consenso, ma sono premessa per ritardi, inefficienze ed emergenze ripetute. Per rendere concreto sul territorio siciliano un nuovo ed esteso ciclo integrato dei rifiuti sono necessari modelli e buone pratiche da attuare integrando le tecnologie opportune. Soluzioni efficaci alla gestione dei rifiuti sono già comprovate in molte realtà del territorio nazionale, tuttavia l'applicazione del processo di gestione dei rifiuti al contesto siciliano, che ha sue peculiarità sociali e culturali, dev'essere tradotta con le necessarie cautele. Dando ovviamente risposte concrete alle preoccupazioni della gente per la tutela dell’ambiente e della salute. Attraverso un dibattito aperto tra il mondo dei tecnici, dei gestori di impianti, dei ricercatori e il mondo della medicina si comprenderà quanto delle paure più diffuse è realmente fondato, quanto è strumentale e quali rischi effettivi quelle stesse paure paradossalmente comportano portando sempre più spesso e sempre più imprudentemente a rifiutare impianti sicuri e necessari proprio per tutelare la salute.
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L’evento è organizzato congiuntamente dai comitati tecnici CTS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (DICAR) dell’Università di Catania, dall’ENEA - Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, da Italian Circular Stakeholder Platform (ICESP), dall’ Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT), dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catania e dalla Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Catania. Il settore delle costruzioni e l’intera filiera ad esso correlata rappresenta tutt’oggi un motore trainante per l’economia italiana, ma è responsabile di un consumo massiccio di risorse e di energia, di notevoli emissioni di gas climalteranti e della produzione di ingenti quantitativi di rifiuti lungo l’intero ciclo di vita. Ampi sono, dunque, i margini di miglioramento e i benefici attesi da un uso più efficiente delle risorse con un elevato potenziale di azioni per incrementare la circolarità e la sostenibilità. Non a caso la Commissione Europea considera questo settore tra i “prioritari” per indirizzare politiche ed iniziative volte ad un uso più efficiente delle risorse, sia attraverso il miglioramento delle prestazioni energetiche sia attraverso il riutilizzo dei materiali. Strada fondamentale che deve essere seguita anche per le opere e le infrastrutture previste e finanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l’obiettivo di favorire la transizione verde del Paese puntando su energia prodotta da fonti rinnovabili, aumentando la resilienza ai cambiamenti climatici e rafforzando gli investimenti sulle principali filiere della transizione ecologica. Obiettivo della sessione è, quindi, evidenziare l’importanza dell’approccio sostenibile e circolare nel settore delle costruzioni, con la presentazione di azioni ed innovazioni - nel campo della ricerca, della progettazione e della realizzazione - incentrate sulla valorizzazione delle risorse ambientali, l’utilizzo di materiali ecosostenibili, la riduzione degli impatti e dei consumi e la promozione delle pratiche di riuso e riciclo. Ciò con l’intento di mettere a confronto esempi applicativi e studi in atto, per un confronto sulle problematiche ancora aperte, sulle opportunità per le imprese e gli operatori del settore, sul ruolo della comunità scientifica, dei professionisti e delle PA nell’avviare e sostenere politiche ed approcci per la transizione circolare dell’intero settore e delle filiere ad esso correlate. L’ordine degli Ingegneri della Provincia di Catania riconosce crediti formativi professionali per i propri iscritti che parteciperanno all’evento.
Download - 09 SOSTENIBILITAÌ E CIRCOLARITAÌ NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI- COME CAMBIA IL PARADIGMA_rev0.6.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente da CS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, SIDRA S.p.A. Gruppo Gestione Impianti Trattamento Acque in Sicilia, BIOREAL, Università di Catania - Centro Universitario per la Gestione e la Tutela degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA) e Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT), con il patrocinio del Commissario Straordinario Unico per la Depurazione. Sul fronte delle acque reflue, la Commissione Europea ha presentato la propria proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, che modifica e aggiorna la vigente direttiva 91/271/CEE. Rispetto alla direttiva attuale, la proposta appare significativamente più ambiziosa introducendo molte novità ed includendo tra gli obiettivi, oltre alla tutela dell’ambiente, anche la tutela della salute umana, la riduzione delle emissioni climalteranti e dei consumi di energia fossile, l’accessibilità dei servizi, la trasparenza e il monitoraggio sanitario sulle acque reflue con numerosi nuovi obblighi a carico degli Stati Membri e di conseguenza degli operatori dei servizi idrici. Le novità introdotte, possono essere ricondotte a 9 filoni principali, ovvero: • L’Estensione degli obblighi di raccolta e trattamento ai piccoli agglomerati e ai sistemi di trattamento individuale; • Nuovi obblighi in materia di gestione delle acque meteoriche; • L’abbattimento delle sostanze nutrienti (in particolare azoto e fosforo); • La promozione dell’economia circolare; • La promozione della lotta ai cambiamenti climatici; • Il rafforzamento degli obblighi di monitoraggio e reporting e sorveglianza sanitaria sulle acque reflue; • Il trattamento dei microinquinanti e sistemi EPR; • La prevenzione dell’inquinamento non domestico; • Le misure in materia di governance e accessibilità del servizio. Tale elencazione peraltro non esaustiva, consente di inquadrare l’enorme sfida a cui, nei prossimi anni, saranno chiamati i gestori europei dei servizi di fognatura e depurazione, già impegnati ad affrontare situazioni critiche ed onerose, connesse con la rinnovata attenzione introdotta con la crisi pandemica e l’eccezionale incremento dei costi energetici; sfide che impattano sull’equilibrio economico-finanziario delle gestioni di ogni attività e, a cascata, sui cittadini. L’introduzione delle misure proposte rischia di porre molti Stati membri in uno scenario già vissuto e collegato all’impossibilità di garantire le risorse economiche necessarie per piani di investimenti che dovranno coniugare gli interventi necessari all’adeguamento alle disposizioni recate dalla nuova direttiva con quelli necessari a conformarsi alla direttiva oggi vigente, considerato che, a distanza di decenni dall’entrata in vigore della citata direttiva 91/271/CEE, ancora, alcuni Paesi europei, e tra questi l’Italia, non risultano adeguati in maniera uniforme su tutto il territorio. Pertanto è fortemente probabile che la nuova direttiva, porterà all’apertura di ulteriori procedure di infrazione. Per l’attuazione della nuova direttiva non si potrà fare a meno di nuove linee di finanziamento europee dedicate, e di ulteriori interventi sui sistemi regolatori e di rideterminazione delle tariffe che devono contemplare necessariamente la sostenibilità della spesa idrica a carico delle imprese e delle famiglie sempre più onerate dall’aumento del costo della vita. I nuovi obiettivi proposti, sono estremamente sfidanti, non solo in considerazione dell’attuale stato dell’arte delle infrastrutture di SII, ma anche rispetto alle attuali tecnologie a disposizione ed alla loro diffusione in un’ottica di rapporto costi/benefici. Le attività di Ricerca e Sviluppo risulteranno quindi sempre più importanti per garantire uno sviluppo del settore in linea con gli obiettivi individuati. Per questo motivo è necessario che le Aziende di SII propongano modifiche da apportare alla struttura dell’attuale proposta normativa, con possibilità di semplificazioni autorizzative, anche in relazione alle nuove tecnologie che timidamente si affacciano sul mercato spesso con Impianti modulari o pilota e che non riescono a fare avanzare il progresso tecnologico, per risolvere, come si dovrebbe, l’ultimo miglio, come accade per i fanghi di depurazione.
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L’evento è organizzato congiuntamente da CS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Università di Catania – Dipartimento di Economia e Impresa, ENEA e Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT).
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L’evento è organizzato congiuntamente da CS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, SIDRA S.p.A. Gruppo Gestione Impianti Trattamento Acque in Sicilia, BIOREAL, Università di Catania - Centro Universitario per la Gestione e la Tutela degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA) e Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT), con il patrocinio del Commissario Straordinario Unico per la Depurazione. La produzione incontrollata di CO2 con il conseguente innalzamento globale della temperatura e l’intensificarsi dei fenomeni meteorologici più estremi che incidono sulla disponibilità e qualità delle risorse idriche, unitamente alla sopravvenuta e grave crisi energetica, nello scenario normativo dell’Italia e del progresso tecnologico connesso con le progettualità proposte ed in parte finanziate dal PNRR, sono le attuali sfide del Servizio Idrico Integrato (SII) in Italia. Questa sfida è stata avviata nel pieno della pandemia ed in una fase storica di grandi incertezze per l’Italia al fine di assicurare il necessario miglioramento e la continuità dei servizi erogati in un contesto completamente nuovo e secondo le regole dettate da ARERA. La migrazione che sta avvenendo è da Aziende di pubblico servizio a Aziende di pubblico servizio industriali al fine di favorire un approccio industriale ai servizi pubblici e favorire soprattutto lo sviluppo tecnologico e le innovazioni. In questo contesto anche il supporto esterno, da parte di chi ha una visione più elevata degli scenari futuri e le conoscenze e competenze professionali necessarie, date alle Utilities per le sfide del PNRR è stato fondamentale ed ha fatto comprendere quanto sia importante inserire giovani professionisti pronti a sostituire i più anziani nel ricambio generazionale ed in nuove progettualità. Tanto altro resta da fare per l’impatto dei cambiamenti climatici sulla risorsa idrica ed anche sulle soluzioni energetiche da adottare dentro gli impianti e reti delle utilities ed anche sul costruito che appartiene alle collettività ed ai cittadini. Il Futuro è quindi dedicato, oltre a questi temi anche alla decarbonizzazione del SII, all’economia circolare, fino alla tutela della risorsa idrica con i Water Safety Plan, tutte tematiche del prossimo futuro che con le nuove normative che entreranno in vigore, vedranno le imprese dei servizi pubblici del SII sempre più impegnate in un ruolo di primaria importanza. Oltre questo l’ultima sfida in Italia è stato il recepimento della Direttiva acque destinate al consumo umano con la pubblicazione del Decreto lo scorso 6 marzo 2023. Il testo aggiorna la normativa sulle acque potabili sulle seguenti tematiche; rivede e introduce norme volte a proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano, garantendone “salubrità e pulizia”, anche attraverso una revisione dei parametri e dei valori di rilevanza sanitaria; stabilisce i requisiti di igiene per i materiali che entrano in contatto con le acque potabili, per i reagenti chimici e per i materiali filtranti, attivi o passivi, da impiegare nel loro trattamento; introduce un approccio di valutazione e gestione del rischio più efficace ai fini della prevenzione sanitaria, della protezione dell’ambiente e del controllo delle acque destinate al consumo umano, anche sotto il profilo dei costi e dell’allocazione delle risorse; migliora l’accesso equo per tutti all’acqua potabile sicura e assicura la comunicazione tra le autorità competenti e i fornitori di acqua, volta a fornire un’informazione adeguata e aggiornata al pubblico sulle acque destinate al consumo umano. Il Decreto, entrato in vigore 15 giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale il 6 marzo 2023 e da tale data il decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31 è abrogato. Tale Decreto, introduce notevoli cambiamenti su tutte quante le filiere delle Società operanti nel Servizio Idrico, la manutenzione di reti e impianti ed onera i Laboratori interni di controllo di accertare periodicamente i nuovi limiti più restrittivi ed anche i nuovi parametri considerati a rischio per la salute dei Consumatori. Queste nuove norme cogenti comportano ulteriori responsabilità del Gestore, rischi e maggiori cautele nelle forniture dei materiali in uso nelle reti impianti e per il trattamento delle acque potabili. Con riguardo alla valutazione e gestione del rischio, i Gestori, sono inoltre tenuti ad elaborare Piani di Sicurezza dell'Acqua (PSA) per ogni sistema di fornitura idropotabile, e a sottoporli all'approvazione del Centro Nazionale per la Sicurezza delle Acque - CeNSiA, istituito presso l'ISS ai sensi dell'art. 19 del decreto, assicurando al contempo che i documenti e le registrazioni relative ai PSA per il sistema di fornitura idropotabile siano costantemente conservati, aggiornati e resi disponibili alle Autorità Sanitarie territorialmente competenti, mediante condivisione degli stessi con il sistema AnTeA, secondo quanto indicato in Allegato VI. Queste in sintesi le nuove disposizioni normative, non esaustive, sulle acque potabili mentre il testo integrale del provvedimento si compone di 26 articoli. Al decreto sono acclusi 9 Allegati, che ne sono parte integrante, recanti i requisiti igienico-sanitari, ambientali, tecnici e dei sistemi gestionali, che si devono soddisfare per la qualità delle acque destinate al consumo umano. Il convegno si pone l’obiettivo di analizzare lo stato attuale del Servizio, grazie ad un confronto costruttivo tra le Utilities dei diversi territori, ma soprattutto di fornire esempi positivi di Gestori e supporti fattivi di Technology Providers per superare il gap dell’efficienza di trasferimento della risorsa idrica nell’intero territorio nazionale ed in particolare nel Sud del Paese.
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L’evento è organizzato congiuntamente dai comitati tecnici CTS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e Informatica dell’Università di Catania, Cutgana e AIAT. Nonostante le città occupino solo il 4% della superficie dell’UE, ospitano il 75% della sua popolazione e ne subiscono gli impatti negativi della mobilità come il 70% delle emissioni di CO2 e dei consumi energetici, congestione, inquinamento atmosferico ed acustico, incidenti stradali. Ma le città sono anche il luogo dove si genera la maggior parte di ricchezza e dove la mobilità fisica rimane un elemento chiave per le relazioni tra i suoi abitanti e lo sviluppo di nuove idee e soluzioni per fronteggiare i problemi emergenti. Relazioni che oggi, mediate da un’infinità di reti digitali di comunicazione, sociali, di informazione, hanno dato vita al paradigma della smart city, la città intelligente. In realtà, piattaforme digitali per la mobilità, sensori di traffico, infomobilità, sistemi di navigazione e tecnologie ICT in generale, sono intelligenti solo nella misura in cui noi stessi le utilizziamo in modo intelligente. Con questa premessa, l’evento si concentrerà sulla presentazione di ricerche teoriche e applicazioni sperimentali per la creazione di soluzioni innovative e sostenibili per la mobilità urbana nelle smart city. Parteciperanno esperti del mondo accademico e delle imprese impegnati a contribuire con idee e progetti per governare la transizione ecologica e digitale necessaria per fronteggiare le sfide per una mobilità sostenibile, con particolare riferimento al contesto dell’area urbana catanese.
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L’evento è organizzato congiuntamente dai comitati tecnici CTS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (DICAR), Centro Universitario per la Gestione e la Tutela degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA) e Centro interdipartimentale di ricerca per il Community University Engagement (CUrE) dell’Università di Catania, ordine degli ingegneri della provincia di Catania e Fondazione dell'Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania, Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT). I disastri naturali rappresentano una minaccia significativa per la vita umana e per l’ambiente costruito. Terremoti, eruzioni laviche, inondazioni, incendi e frane hanno effetti sempre più rilevanti a causa dell’elevata antropizzazione del territorio e, in alcuni casi, dei cambiamenti climatici in atto. Poiché non è possibile incidere sulla probabilità che tali eventi si verifichino, la sfida che abbiamo davanti riguarda alla definizione di strategie per ridurre significativamente l’esposizione della popolazione e delle principali infrastrutture. La corretta gestione del rischio da catastrofi naturali presuppone diverse attività, intimamente legate tra loro. La prima fase attiene alla valutazione del rischio connesso ai diversi disastri naturali in un'area specifica. Il passo successivo attiene alla corretta pianificazione del territorio, con norme rigorose o con sistemi di incentivazione e di assicurazione, che possono correggere i comportamenti della popolazione che insiste su una determinata porzione di territorio. Tuttavia, tali attività hanno un’influenza di lungo periodo sulla riduzione del rischio, per cui è necessario anche realizzare strategie per il breve e medio termine. A tal fine, un primo approccio è legato alla migliore gestione delle infrastrutture di protezione del territorio oggi già esistenti. Ad esempio, una revisione dei piani di laminazione delle piene dei grandi serbatoi idrici, anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto e dei nuovi dati di previsione, risulta assolutamente necessaria. Una riduzione significativa dell’esposizione al rischio può essere garantita dallo sviluppo di sistemi early warning, che possono avvisare le persone di potenziali disastri, dando loro il tempo di evacuare o prepararsi. Tali sistemi possono essere molto efficaci per gli allagamenti di grandi bacini e di aree costiere o per gli effetti di frane su infrastrutture e centri abitati. Occorre anche predisporre le infrastrutture di risposta alle emergenze, ovvero i sistemi e le strutture utilizzati durante gli sforzi di risposta alle emergenze: rifugi di emergenza, percorsi di evacuazione e sistemi di comunicazione di emergenza.
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L’evento è organizzato congiuntamente da CS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica ed Informatica e Centro Studi CUTGANA dell’Università di Catania, ENEA e Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT). Le comunità energetiche rappresentano una nuova modalità di organizzazione sociale per la produzione, la gestione e l’autoconsumo di energia prodotta da fonti rinnovabili. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Legislativo 199/2021, in attuazione della Direttiva 2018/2001, si è dato il via ad un modello di transizione energetica di tipo bottom-up, ovvero caratterizzato da un coinvolgimento attivo della cittadinanza sui temi della sostenibilità energetica e garantendo l’accesso diretto al mercato elettrico da parte di cittadini privati, autorità locali o aziende. Questo cambio di paradigma è supportato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che mette a disposizione dei comuni al di sotto dei 5000 abitanti oltre 2 miliardi di euro per la costituzione di comunità energetiche, fondi da destinare all’installazione dei sistemi di produzione da fonti rinnovabili e di accumulo e alla gestione dei flussi energetici. L’incontro affronta le seguenti tematiche relative la regolamentazione e l’infrastruttura tecnologica â Dalla direttiva europea alla sperimentazione - Le direttive europee che introducono le comunità energetiche (Direttiva FER 2018/2001 e Direttiva Mercato elettrico 2019/944); DL Milleproroghe 162/2019 che introduce nell’ordinamento nazionale le comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo con delle limitazioni; la delibera 318/2020 di ARERA. â Come realizzare una comunità energetica rinnovabile la natura giuridica, i modelli contrattuali, i rapporti tra i soggetti coinvolti; L’incontro punta ad accendere un fruttuoso dibattito sulle comunità energetiche perché rappresenteranno una spinta significativa per i territori e per i cittadini in tema di sostenibilità, coesione sociale, localizzazione della produzione, consumo energetico consapevole e vantaggi economici non soltanto su scala privata ma anche a beneficio dell’intera collettività.
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Obiettivo della sessione è condividere esperienze ed iniziative, evidenziare criticità ed indicare prospettive per la transizione circolare in Italia, con particolare riferimento al settore produttivo. Verrano quindi presentate le iniziative di networking a livello italiano (ICESP, SUN, Piattaforma del fosforo) che - con il coinvolgimento di istituzioni, mondo della ricerca, delle imprese e della società - contribuiscono a vario livello all’attuazione delle politiche e alla diffusione di modelli e soluzioni circolari. Verranno inoltre presentati gli strumenti per la transizione circolare quali la simbiosi industriale, la diagnosi delle risorse, la normazione tecnica (UNI CT 057), inclusa la misurazione (UNI TS 11820), nonché la valutazione e la comunicazione per l’economia circolare. La presentazione di casi studio e buone pratiche da parte di aziende, organizzazioni, istituzioni ed enti di ricerca sarà l’occasione per avere testimonianze dello stato di applicazione della economia circolare in Italia.
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Gli eventi estremi idrologici, come alluvioni, siccità e frane, hanno sempre interessato l'Italia, e la Sicilia in particolare. L'effetto combinato dei cambiamenti climatici, dell'urbanizzazione e di una scarsa attenzione alla gestione del rischio nello sviluppo sociale ed economico ha esacerbato il rischio legato a tali fenomeni estremi. Di recente, anche sulla spinta di politiche comunitarie, si è riscontrata una maggiore sensibilità dei cittadini, dei decisori politici e dei professionisti dei vari settori coinvolti nei riguardi dei rischi idrologici. Ciò ha comportato uno sviluppo sempre maggiore di soluzioni e paradigmi di innovazione tecnologica, di strumenti di pianificazione e di infrastrutture per affrontare le sfide che i cambiamenti climatici e lo sviluppo socio-economico pongono per il “domani”. La sessione, organizzata dai dipartimenti di Ingegneria Civile e Architettura e Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania, dall'AIAT (Associazione Ingegneri per l'Ambiente e il Territorio), il CUTGANA (Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli Ambienti Naturali e degli Agro-Sistemi), il CSEI (Centro Studi di Economia applicata all'Ingegneria di Catania), l'AII (Associazione Idrotecnica Italiana – Sezione Sicilia Orientale) e l’Ordine e la Fondazione degli Ingegneri della provincia di Catania, ha l'obiettivo di discutere, dal punto di vista scientifico e tecnico, delle sfide future per la difesa dagli eventi estremi e delle soluzioni innovative per la loro gestione. La sessione prevede interventi da parte di docenti universitari, rappresentanti di enti di governance del territorio, tecnici e imprese. Nell’ambito del Convegno verranno presentate anche le attività svolte dai ricercatori dell’Università di Catania e dell’Energy Water Agency di Malta nell’ambito del progetto GIFLUID - Green Infrastructures to mitigate flood risks in Urban and suburban areas and to improve the quality of rainwater discharges finanziato dal Programma INTERREG V A Italia-Malta. Verranno altresì illustrate le attività svolte dall’Università di Catania e i comuni beneficiari (Paternò, Ragalna e S.M. di Licodia) per il progetto LIFE SIMETORES – Urban adaptation and community learning for a resilient Simeto Valley – finanziato dal programma LIFE 2017-2020 della Comunità europea.
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L’evento è organizzato congiuntamente dai comitati tecnici CTS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Università di Catania - Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Catania e Centro Universitario per la Gestione e la Tutela degli Ambienti Naturali e degli Agroecosistemi (CUTGANA) e Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT). Nelle fasi storiche caratterizzate dalla copiosità di beni naturali la consapevolezza dell’importanza del tema ambientale era assai ridotta. Altrettanto limitata appariva la sensibilità della collettività con riguardo alla necessità di porre in essere delle misure volte a salvaguardare l’ambiente, mancando una concreta conoscenza dei rischi di degrado delle risorse naturali e degli effetti nocivi dell’inquinamento sulla salute e sulla qualità della vita umana. La Costituzione italiana, all’epoca della sua entrata in vigore, non recava norme in tema di ambiente. Un labile riferimento alla tematica poteva forse ricavarsi dall'articolo 44 della Costituzione e dalla finalità ivi indicata di «conseguire il razionale sfruttamento del suolo», mediante un’attività di promozione e imposizione della bonifica delle terre, di trasformazione del latifondo e di ricostituzione delle unità produttive. Sebbene la norma apparisse per lo più protesa a promuovere e sostenere il mero sviluppo agricolo, nonché a legittimare vincoli e restrizioni legali apposte alla proprietà terriera. Quando la questione ecologica emerge pienamente nel XX secolo, in Italia, mancando una disposizione costituzionale espressamente dedicata all’ambiente, vengono ad aver rilievo norme di principio e, in particolare, gli articoli 9 e 32 Cost. Negli ultimi decenni si è molto dibattuto sull’eventualità di introdurre nella Carta costituzionale italiana norme specifiche in materia di ambiente e sono state avanzate alcune proposte di modifica dell’art. 9 Cost., cosicché, nel 2022, è stato aggiunto un ulteriore comma così formulato: «[La Repubblica] tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle generazioni future. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme della tutela degli animali». L’emendamento riguarda anche l’art. 41 Cost., ritenendosi necessario proclamare che l’iniziativa economica privata non può svolgersi in modo da recare danno alla salute o all’ambiente; e che la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata non solo a fini sociali ma anche ambientali. Tali iniziative si collocano all’interno della nuova sensibilità in tema di protezione ambientale maturata anche a livello internazionale. Ci si sta progressivamente allontanando da una prospettiva antropocentrica che considera l’ambiente esclusivamente in funzione dei bisogni dell’uomo, a favore di una visione maggiormente attenta alla considerazione dell’ambiente in quanto tale. Del resto, tutelare l’ambiente significa garantire il benessere dell’uomo e proteggere le generazioni future, secondo una visione finalmente rivolta al futuro, e non soltanto al presente, nell’ottica della sostenibilità. La modifica alla disposizione costituzionale ben incarna una nuova idea della relazione tra uomo e territorio in cui vive, ove ciascuno rinuncia a disporre della natura senza alcun limite.
Download - 007 LA COSTITUZIONE E L'AMBIENTE.pdf
EVENTO FORMATIVO SOVRATERRITORIALE
Download - Locandina_Rifiuti da cantiere ed economia circolare.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente dal CS e CTPI di CATANIA 2030, Lions International Distretto 108Yb, Università di Catania, Università di Palermo, Aidic e AIAT.
La transizione ecologica è priorità della Commissione Europea nel Green Deal per il quinquennio 2019-2024. Essa si concretizza in una nuova strategia d'economia circolare che mira a incrementare l'efficienza nell'uso delle risorse, renda l’Unione Europea a zero emissioni nette di gas serra dal 2050 e pienamente sostenibile.La Regione Sicilia, vede allontanarsi gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Unione Europea nella gestione dei rifiuti, registrando percentuali di raccolta differenziata ancora ampiamente al di sotto della media nazionale e persino degli obiettivi fissati per il 2012, con un ricorso ancora massiccio alla discarica come fonte prevalente di gestione. Un approccio integrato nella gestione dei rifiuti è ancora largamente incompiuto, anche se alcuni recenti segnali offrono qualche squarcio di speranza.
L’autosufficienza a livello regionale nella gestione dei rifiuti non può che partire da un modello di pianificazione che comprenda tutte le fasi del processo: dalla prevenzione alla raccolta, dalla selezione al riciclo con trattamento e valorizzazione termica, relegando lo smaltimento in discarica alla sola frazione residuale. È urgente acquisire una visione strategica a livello politico ed economico, rinunciando alle pericolose illusioni che portano sì a un immediato consenso, ma sono premessa per ritardi, inefficienze ed emergenze ripetute. Per rendere concreto sul territorio siciliano un nuovo ed esteso ciclo integrato dei rifiuti sono necessari modelli e buone pratiche da attuare integrando le tecnologie opportune. Soluzioni efficaci alla gestione dei rifiuti sono già comprovate in molte realtà del territorio nazionale, tuttavia l'applicazione del processo di gestione dei rifiuti al contesto siciliano, che ha sue peculiarità sociali e culturali, dev'essere tradotta con le necessarie cautele.
Lo scopo del Convegno è quello di stimolare un dibattito consapevole tra gli stakeholders e avviare un confronto tra le parti per garantire un percorso chiaro, definito e consapevole verso il ruolo strategico del recupero energetico - in tutte le sue forme - per la piena sostenibilità ed autosufficienza nella gestione dei rifiuti siciliani. L’Associazione Ingegneria Ambiente e Territorio (AIAT) insieme all’Associazione Italiana di Ingegneria Chimica (AIDIC), alle Università degli Studi di Catania e Palermo, ha pertanto riunito rappresentanti istituzionali, del mondo economico, della ricerca, della società civile, dell’imprenditoria e studenti per confrontarsi sullo stato attuale del ciclo dei rifiuti in Sicilia, sui suoi limiti e prospettive, e sulla sostenibilità degli interventi previsti nel nuovo piano regionale siciliano a diversi mesi dalla sua entrata in vigore focalizzando sull’esigenza del riconoscere anche politicamente, laddove la scienza lo ha già ampiamente sancito, che recupero di materia ed energia non sono antagonisti ma attori sinergici in una gestione veramente sostenibile del rifiuto che porti finalmente, anche in Sicilia, la discarica ad un ruolo residuale - esattamente il contrario di quanto continua ad accadere oggi. Il convegno mira anche ad informare compiutamente la comunità sui falsi miti che vengono sistematicamente proposti per contrastare la termovalorizzazione del rifiuto residuale lasciando la Sicilia tra le poche ma più popolose regioni in Italia in perenne carenza di impianti per la gestione sostenibile del rifiuto che residua dal complesso della attività di riciclo con il rischio sempre più ineluttabile di trasporto fuori regione e conseguente aggravio di costi per l’ambiente e per le tasche dei contribuenti.
Download - IL RECUPERO ENERGETICO COME ELEMENTO IMPROCRASTINABILE PER UNA CHIUSURA SOSTENIBILE DEL CICLO DEI RIFIUTI IN SICILIA.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente da CS e CTPI di CATANIA 2030, ICESP, ENEA, Università di Catania e AIAT.
A supporto delle strategie per il Piano di azione sull’Economia Circolare e dei futuri finanziamenti sul tema, la Commissione Europea nel 2017 ha lanciato tra le iniziative di approfondimento e di consultazione degli stakeholder la Piattaforma Europea degli stakeholder sull’economia circolare (European Circular Economy Stakeholder Platform – ECESP), al fine di superare le attività settoriali ed evidenziare le opportunità intersettoriali tramite un punto di incontro dove le parti interessate possono contribuire alla transizione circolare dei modelli di produzione e consumo e delle città, nel quadro del processo di ripresa e resilienza, collegando le iniziative esistenti e sostenendo l'economia circolare a livello nazionale, regionale e locale. ENEA è stata selezionata nel Gruppo di Coordinamento di ECESP in qualità di rappresentante del mondo della ricerca e, sulla base di questo incarico di durata triennale, è stato chiesto di svolgere la funzione di Hub nazionale per l’economia circolare. Per questo ENEA ha promosso la realizzazione di una interfaccia nazionale di ECESP, attraverso l’istituzione della piattaforma mirror “Italian Circular Economy Stakeholder Platform - ICESP” (maggio 2018). ICESP ha l’obiettivo di creare un punto di convergenza nazionale sulle iniziative, le esperienze, le criticità, le prospettive e le aspettative sull’economia circolare che il sistema Italia vuole e può rappresentare in Europa con un’unica voce, promuovendo il modo italiano di fare economia circolare (The Italian way for circular economy). Tra le principali iniziative di ICESP vi è la raccolta e valorizzazione di Buone Pratiche di Economia Circolare, sviluppate dagli stakeholder del territorio nazionale, impegnati in percorsi orientati alla chiusura dei cicli ed alla prevenzione e valorizzazione delle risorse ad ogni livello della catena del valore, nella realizzazione di nuovi modelli di business e progettazione nei sistemi industriali, urbani e territoriali. Ciò al fine di favorire la conoscenza e la diffusione delle eccellenze ed il modo italiano di fare economia circolare e promuovere una proficua replicabilità/adattamento dei casi di successo già numerosi nel nostro Paese. I risultati derivano dalla consultazione con principali attori coinvolti nei 7 Gruppi di Lavoro (GdL) di cui ICESP si compone. Sono circa 260 le organizzazioni che partecipano ai GdL, con più di 800 esperti, provenienti da istituzioni pubbliche (locali e nazionali), imprese e associazioni di categoria, mondo della ricerca, società civile (www.icesp.it). Giunta al quarto anno di attività, la piattaforma rappresenta una consolidata realtà di riferimento e confronto sul tema, riconosciuta a livello nazionale ed internazionale. Nel documento delle priorità per un’agenda strategica di economia circolare, la comunità ICESP ha evidenziato criticità e potenziali soluzioni. Per chiudere il ciclo dell’economia circolare occorre lavorare sugli strumenti che possono dare certezza agli operatori relativamente alla qualifica di sottoprodotto dei residui di produzione che essi generano e alla cessazione della qualifica di rifiuto al termine di un processo di recupero, affinché tali materiali possano effettivamente tornare sul mercato. In tale contesto, l’implementazione di nuovi modelli come la simbiosi industriale rappresenta una via efficace per la chiusura dei cicli e la transizione all’economia circolare. Il convegno ha l’obiettivo di evidenziare buone pratiche, casi di successo e proporre modelli positivi e riproducibili in un dibattito/confronto con le aziende, istituzioni e gli enti autorizzatori.
Download - LA PIATTAFORMA ITALIANA DEGLI ATTORI DELLâECONOMIA CIRCOLARE ICESP.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente dal Comitato Scientifico e dal Comitato Tecnico dei Portatori di Interesse di CATANIA 2030, Confindustria Siracusa, Confindustria Catania, Sicindustria Messina, Sicindustria Caltanissetta, Università di Catania, Rotary Distretto 2110 Sicilia e Malta e AIAT. Il tema centrale dell’evento è definire le traiettorie, possibili, per il mondo industriale siciliano, necessarie a coniugare l’esigenza prioritaria di decarbonizzazione e lotta al cambiamento climatico con una transizione ecologica ed energetica che sia realmente sostenibile, e che non produca danni irreparabili al tessuto produttivo con riduzione complessiva di competitività del sistema paese.
La transizione ecologica corrisponde alla prima priorità, nell’ambito delle 6 previste della Commissione Europea per il quinquennio 2019-2024 e si concretizza nel Green Deal europeo - una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l'UE in una società giusta e prospera, dotata di un'economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall'uso delle risorse. A che punto siamo nella Regione Sicilia? Il convegno affronta il percorso che dovranno affrontare le aree industriali della regione Sicilia nell’ambito della più ampia strategia di sostenibilità integrata del mondo industriale che vede oltre che la componente ambientale anche le due componenti sociale ed economica quali basi per una transizione energetica sostenibile in antitesi con una poco definita e quindi ambigua “decrescita felice”, che prevede incautamente una presunta deindustrializzazione di aree oggi certamente cruciali per il sostentamento energetico nazionale. E ciò anche a causa di un dibattito ambientalista “emotivo” che risulta spesso scollegato dai fondamenti scientifici.
Ma occorre avere un approccio organico e pragmatico in grado di conciliare la tutela degli ecosistemi con il benessere delle persone valutando necessità e opportunità piuttosto che una asettica idea di “sviluppo sostenibile” che sottovaluti i costi sociali di un passaggio troppo repentino e traumatico da una fonte con alta densità energetica (la fossile) a fonti con diluita densità energetica (le rinnovabili). Non si può poi oggi trascurare la grave crisi economica esasperata prima dalla pandemia e ora dalla guerra in Ucraina, uno scenario complesso e imprevedibile nel quale si inserisce ancora più a fatica la sfida già in corso per rendere l’industria tutta - in particolare quella petrolchimica - sostenibile da punto di vista ambientale attraverso riconversioni e ristrutturazioni che sono chiaramente pesanti e molto impegnative.
Ormai da diversi anni, il settore sta attraversando un periodo di recessione che ha portato al ridimensionamento di alcuni impianti, interessando anche le aziende più grandi e questo si può tradurre in una crisi complessa di vasta dimensione. La normativa europea penalizza dal punto di vista economico, le aziende italiane perché queste sono costrette a sostenere pesanti oneri per le emissioni della CO2, la cosiddetta Carbon Tax, che non è presente negli altri continenti. All’inizio del 2019 la Carbon Tax era inferiore ai 30 euro per tonnellata di CO2, alla fine del 2021 la cifra raggiungeva già i 60 euro, con un prezzo quindi più che raddoppiato. Il rischio è che se aziende, sindacati, componenti sociali e rappresentanti politici non marceranno nella stessa direzione, le multinazionali oggi operanti presso il territorio siciliano, senza possibilità di essere aiutate nella transizione energetica, decideranno di delocalizzare in paesi più flessibili. Per continuare a garantire alle stesse condizioni la domanda futura, c’è bisogno di disporre investimenti importanti in un contesto come quello attuale che inizia a mettere in discussione la sostenibilità finanziaria dei progetti oli & gas sul raggiungimento degli obiettivi internazionali. Ne è chiaro indice la firma del protocollo d’intesa per istituire l’Area di crisi industriale complessa del Polo petrolchimico di Siracusa. Ma questo passo non sarà sufficiente se la filiera della petrolchimica continua a rimanere ingiustamente esclusa dai fondi del PNRR. Per questi motivi alcune delle principali aziende dei poli industriali siciliani hanno progettato dei piani d’azione al fine di riconvertire la propria produzione e renderla più sostenibile. Le aziende sono quindi pronte ad andare avanti in questa transizione energetica, hanno le tecnologie, continuano a fare ricerca su altre possibili risorse energetiche, ma hanno bisogno d’aiuto da parte delle istituzioni.
Il convegno e la tavola rotonda, dedicati all’argomento a CATANIA 2030, tenteranno di porre l’accento su quella che si propone ormai come una sfida senza precedenti che l’intero pianeta sta affrontando. Nessuno può negare quanto sia importante farsi trovare pronti per garantire alle prossime generazioni un futuro sostenibile e migliore. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Il punto cruciale è come e quanto è sostenibile.
Download - TRANSIZIONE SÃ, MA SOSTENIBILE.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente da CS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Gruppo Gestione Impianti Trattamento Acque in Sicilia, BIOREAL, Università di Catania e AIAT con il patrocinio del Commissario Straordinario Unico per la Depurazione. I servizi pubblici del settore idrico, stanno costituendo il motore dell'innovazione tecnologica nelle aziende che curano i servizi nelle ns. città, investendo sempre di più per abitante servito.
QUASI 1,4 MILIARDI DI EURO I FINANZIAMENTI EROGATI DAL REACT EU E DAL PNRR PER LA RIDUZIONE DELLE PERDITE IDRICHE: ULTIMA CHIAMATA PER IL SERVIZIO IDRICO DEL SUD ITALIA?
In termini di consumi, il settore idrico italiano può dirsi caratterizzato da un divario tra Nord e Sud. Il Nord del Paese registra i più alti livelli di consumo d’acqua; ciò è dovuto al fatto che la maggior parte delle attività industriali sono presenti in quest’area. Per quanto concerne le dotazioni infrastrutturali di rete fognaria e acquedottistica, il Paese mostra, invece, abbastanza omogeneità sul territorio, anche se si deve considerare che la maggior parte dei comuni privi di rete fognaria si trova nell’area del Mezzogiorno. Il divario territoriale si manifesta però maggiormente per quanto concerne il campo dell’efficienza. Infatti, la percentuale di dispersione idrica varia molto a differenza della zona, alcuni comuni del Sud disperdono in percentuale più del doppio di quelli del Nord. Il 96% circa della popolazione residente nelle Isole abita in province con perdite pari ad almeno il 45% contro il 4% del Nord-ovest. Secondo l’ultimo studio dell’ISTAT ciò ha comportato misure restrittive serie nella distribuzione idrica. A Catania la distribuzione dell’acqua è stata ridotta per fascia oraria per sei giorni nel mese di luglio. A Palermo l’erogazione dell’acqua è stata sospesa nell’arco dell’anno, per 183 giorni, per fascia oraria, soprattutto nelle ore notturne, per consentire il riempimento delle vasche di alimentazione della rete di distribuzione, coinvolgendo l’11,1% dei residenti. A Caltanissetta il 20,8% dei residenti è stato sottoposto a una riduzione o sospensione nell’erogazione dell’acqua per complessivi 211 giorni. A Ragusa si è fatto ricorso a turni di erogazione o sospensione dell’acqua per 75 giorni in alcune zone della città, interessando il 13,9% dei residenti. Le situazioni più critiche ad Agrigento e Trapani, dove l’erogazione dell’acqua è stata sospesa o ridotta in tutti i giorni dell’anno, con turni diversi di erogazione estesi a tutta la popolazione residente.
I dati mostrano che la motivazione principale della dispersione idrica è da ricercarsi nella carenza di investimenti. L’Italia investe molto al di sotto del livello ottimale e ciò nel tempo ha portato ad avere impianti vetusti ed inefficienti.
Ad affrontare tale situazione arriveranno nel quadriennio 2022-2026 circa 1,4 miliardi € tramite i due programmi denominati REACT EU (Fondi del Piano Operativo Nazionale Infrastrutture e Reti 2014-2020) e Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Avviso M2C4 – I4.2. Di questi investimenti “a fondo perduto”, circa 830 milioni € sono stanziati per le Regioni del Sud Italia e dovrebbero consentire di attenuare l’inefficienza nella dispersione idrica senza un aumento tariffario per i cittadini.
La sfida di questi investimenti epocali vede sullo sfondo numerose realtà ancora non preparate, con strutture esigue o spesso con aziende (e talvolta ancora realtà comunali) non ancora affidatari del servizio da parte di Autorità d’Ambito locali, talvolta anch’esse non ancora definite ed operative. A causa di queste criticità molte aree di regioni come Sicilia e Calabria sembrano perdere l’ennesima occasione di riscatto. Altri territori invece, in particolare in Campania, Puglia, Basilicata ed in alcune aree della Sicilia, gestiti da aziende che hanno svolto un approccio industriale ed aggregativo, in linea coi dettami normativi e regolatori, sembrano avere l’occasione giusta per aumentare la qualità del Servizio fornita ai cittadini, in risposta anche alle esigenze di Qualità Tecnica richieste da ARERA grazie alle progressive delibere di regolazione negli ultimi 4 anni.
Il convegno si pone l’obiettivo di analizzare lo stato attuale del Servizio, grazie ad un confronto costruttivo tra le Utilities dei diversi territori, ma soprattutto di fornire esempi positivi di Gestori e supporti fattivi di Technology Providers per superare il gap dell’efficienza di trasferimento della risorsa idrica nell’intero territorio nazionale ed in particolare nel Sud del Paese.
Download - VERSO UNâECONOMIA CIRCOLARE E CLIMATE NEUTRAL.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente dal CS e CTPI di CATANIA 2030, Commissario Unico per la Bonifica delle Discariche Abusive, REMTECH EXPO, Università di Catania e AIAT.
Il tema centrale dell’evento i nuovi approcci sostenibili agli interventi di bonifica e le priorità degli interventi anche alla luce delle prospettive aperte dai prossimi fondi del PNRR e Next Generation EU. Il tema delle bonifiche dei siti inquinati è uno degli aspetti principali di molti processi di rigenerazione del territorio, non solo in ambito industriale ma anche agricolo ed urbano. Nonostante se ne continui a dibattere in numerosi contesti, dopo una prima e forte accelerazione con grande dispendio di fondi per studi, analisi e procedure di caratterizzazione, le azioni di bonifica vera e propria scontano oggi ingenti ritardi che non appaiono giustificati da reali difficoltà tecnologiche ma piuttosto legati alla erronea percezione della bonifica dei siti contaminati come un rischio in termini di costi e tempi con conseguente disincentivazione dei necessari investimenti. Per garantire un’azione continua ed efficace è necessario un salto culturale basato sul presupposto che rigenerare il territorio, a partire da suoli e falde contaminate, sia una chiave irrinunciabile dello sviluppo di tutto il Paese. Come pure riuscire a mantenere una concreta rigenerazione per quei siti operativi che già da oltre un decennio operano in modalità di MISO (Messa In Sicurezza Operativa) secondo il DLgs 152/06. Accanto alla nota complessità normativa e amministrativa, il tema delle bonifiche soffre inoltre di una spettacolarizzazione degli effetti negativi, associata a una comunicazione poco efficace e ad una scarsa conoscenza dello stato di avanzamento della tecnologia unita spesso ad una miope applicazione delle norme di intervento nell’ambito del complicato processo amministrativo. Di conseguenza occorre anche attrezzare il sistema per eliminare gli ostacoli che nel rapporto tra pubblico, privati e cittadini impediscono ogni giorno di passare da propositi e proclami ad azioni che possano effettivamente dare vita al processo di rigenerazione, creare sviluppo, occupazione e maggiore fiducia nella popolazione nell’interesse delle comunità coinvolte.
Download - LA SPINTA PROPULSIVA DEL PNRR.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente da CS e CTPI di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Gruppo Gestione Impianti Trattamento Acque in Sicilia, Università di Catania e AIAT con il patrocinio del Commissario Straordinario Unico per la Depurazione. I servizi pubblici del settore idrico, stanno costituendo il motore dell'innovazione tecnologica nelle aziende che curano i servizi nelle ns. città, investendo sempre di più per abitante servito.
Nel servizio depurazione, la minimizzazione dei fanghi ha ormai fatto il suo progresso scientifico e sta ai progettisti inserirla nelle opere di adeguamento e potenziamento degli impianti di trattamento per consegnare ai gestori le innovazioni ormai note.
Sebbene ormai si stiano diffondendo tecnologie per ridurre il tenore in sostanza secca dei fanghi di depurazione, dopo la fase di disidratazione meccanica, resta ancora un grosso problema da risolvere per l’ultimo miglio dei fanghi di depurazione delle acque reflue civili dopo la loro disidratazione ormai sempre piu’ meccanica ed energeticamente efficiente. Impianti a serre solari, bioessiccamento ed essiccamento termico a bassa temperatura sono tecnologie già applicabili a seconda degli spazi disponibili e dei quantitativi annui da trattare in singoli impianti o in hub centralizzati per più piccoli impianti.
In uno scenario dove ancora da alcuni anni non si concretizza il tanto atteso aggiornamento normativo sui fanghi di depurazione, mancano tecnologie diffuse in larga scala per evitare di conferire i fanghi essiccati anche sino ad oltre l’80% in sostanza secca, nei pochi centri di compostaggio disponibili o nelle discariche con sempre piu’ limitata capacità di ricezione annua, ed entrambi con criticità sempre piu’ crescenti a causa dei limiti normativi richiesti per accedere.
Tali limiti normativi richiesti per l’accesso hanno fatto lievitare i costi dei controlli analitici sui fanghi senza assicurare che concretamente ci sia un sito che li possa ricevere, nel rispetto della prossimità dei luoghi di produzione! E’ necessario pertanto che le soluzioni le trovino i gestori del SII all’interno dei loro siti.
L’intensificazione dei processi con nuove tecnologie è pertanto la soluzione per il futuro, per meglio tutelare l’ambiente è recuperare materia ed energia dai fanghi di depurazione. Il conferimento dei fanghi, rappresenta una sempre piu’ importante voce di costo gestionale che negli ultimi 4-5 anni ha visto stravolte o impedite le modalità di conferimento.
Il tutto riuscendo a superare ostacoli dettati dalle lungaggini autorizzative che frenano la tempestiva realizzazione degli interventi, soprattutto quando sono coinvolti più enti competenti nell’autorizzare in AIA un sito per il trattamento di rifiuti.
Download - RISCHI, CRITICITÃ E SOLUZIONI SOSTENIBILI NELLA GESTIONE DEI FANGHI CIVILI E INDUSTRIALI.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente dal CS e CTPI di CATANIA 2030, Università di Catania (Dipartimenti Di3A, DICAR, DIEEI) e AIAT.
Ad ormai un mese dall'invasione la crisi russo-ucraina apre un'importante questione dal punto di vista energetico per tutta l’Europa e, in particolare, per l’Italia che dipende per più del 40% dalle forniture di Mosca. Il governo ha subito disposto misure di emergenza che però riaprono ad un futuro almeno ancora parzialmente basato sui combustibili fossili.
Durante l’informativa alle Camera dei deputati sulla guerra in Ucraina, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha affermato che è stato “imprudente non aver differenziato maggiormente le nostre fonti di energia” e che sull’ipotesi dell’acquisto di gas liquefatto dagli Stati Uniti “la nostra capacità di utilizzo è limitata dal numero ridotto di rigassificatori in funzione”. l’Italia ha bisogno di un piano per la sicurezza energetica, che ci affranchi dall’importazione energetica da Paesi a rischio ed il fatto che, ancora oggi e più di ieri, dipendiamo dal gas russo che passa dal gasdotto ucraino è un elemento di insicurezza del nostro Paese. In questo la mancata diversificazione energetica è responsabilità delle stesse forze politiche che hanno governato il Paese negli ultimi trent’anni.
Grazie alle rinnovabili, all’efficientamento e alla riduzione dei consumi, all’utilizzo, in un processo di transizione sostenibile, di tutte le energie a breve tempo disponibili, l’Italia potrebbe dimezzare la dipendenza dalla fornitura russa entro il prossimo inverno, senza ricorrere a nuove implementazioni di gas o carbone. Il tutto con un risparmio complessivo in bolletta di ben 14,5 miliardi.
Per far fronte a questo fabbisogno è però importante sviluppare soluzioni che non incidano significativamente sull’ambiente. Sviluppando all’interno del territorio e soprattutto delle città il concetto di resilienza energetica si favorirà l’adozione di fonti rinnovabili per la produzione di energia, insieme ad un significativo risparmio sui consumi e ad un occhio di riguardo verso la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica. La resilienza energetica prevede il coinvolgimento di tutta la comunità in un percorso di rigenerazione urbana e territoriale che ha come focus il miglioramento dei consumi di energia elettrica e l’utilizzo di fonti rinnovabili. Per fare ciò è necessario sviluppare tecnologie innovative ma soprattutto ampliare l’utilizzo di quelle esistenti.
La resilienza energetica è una strategia concepita per garantire forniture energetiche stabili ed evitare interruzioni alle attività commerciali e ai servizi pubblici. L’instabilità delle forniture energetiche può influenzare settori vitali quali produzione, trasporti, assistenza sanitaria e istruzione. Questo rende la resilienza energetica fondamentale per le attività economiche, specialmente quando la vita delle persone potrebbe essere a rischio. La resilienza energetica aiuta anche le aziende a proteggersi dalla volatilità dei prezzi e dalle fluttuazioni nell’approvvigionamento. In quest’ottica la resilienza energetica è fondamentale per assicurare la continuità delle attività e ridurre il rischio d’impresa.
La dipendenza dai combustibili fossili sta diventando sempre più costosa, perché i governi stanno introducendo legislazioni volte a ridurre le emissioni. L’adozione di provvedimenti intesi a mitigare questi rischi finanziari – per esempio rendendo le strutture e le operazioni di un’azienda più efficienti dal punto di vista energetico, o introducendo le energie rinnovabili nel proprio portafoglio – costituisce una strategia di resilienza energetica. Ecco perché la resilienza aziendale e la sostenibilità sono così strettamente intrecciate: le aziende devono adattarsi al mercato che cambia per poter sopravvivere. Questo adattamento deve includere la transizione verso l’energia pulita e processi di produzione sostenibili.
Download - TRANSIZIONE ENERGETICA IN TEMPI DI GUERRA.pdf
Il Green Deal europeo e l’economia circolare rimangono le politiche prioritarie e trainanti per consentire la ripresa dalla crisi COVID-19. Trasformare le problematiche climatiche e le sfide ambientali in opportunità per dare impulso all’economia grazie a tecnologie verdi diventa un’esigenza essenziale per il settore produttivo. In questo contesto, la gestione ottimale dell’acqua come risorsa e la valorizzazione di reflui e rifiuti risultano temi trasversali nel processo di transizione ecologica che si traduce in efficientamento energetico, produzione di energia rinnovabile, riduzione e cattura delle emissioni di CO2. D’altra parte, lo scambio continuativo e sinergico di conoscenze tra Università e aziende consente all’Italia di distinguersi nello scenario internazionale mediante progetti d’innovazione che diffondo le best practice richieste dal mercato. La giornata di lavoro mira a riunire casi di studio innovativi locali e territoriali, portati da accademici e tecnici aziendali, con l’obiettivo di incrementare la circolarità e la valorizzazione delle risorse e dei cicli produttivi.
Download - Locandina-AIAT-Acquaria2021_v06 (1).docx
Ideata dal Comitato Scientifico di Catania 2030 e dal gruppo di lavoro su Plastic Free Waters dell’IYFR, in partnership con l’Università Politecnica di Atene, l’Università di Catania, il Rotary Distretto 2110 Sicilia e Malta, e AIAT la conferenza internazionale “The future of the Oceans: rethinking plastics management” ci condurrà nei diversi angoli e mari del mondo per parlare di gestione sostenibile della plastica e dell’impatto della sua attuale gestione sugli oceani.
Grazie a relatori e ricercatori di alto profilo provenienti da importanti Università europee, a Catania 2030 - Green Expo del Mediterraneo si affronterà a 360° il problema della cattiva gestione della plastica, la conseguente presenza di micro e nanoplastiche in mare e nelle forme di vita acquatica – anche quelle destinate al consumo - e i conseguenti rischi per la salute. Saranno illustrate le azioni da intraprendere con urgenza e confrontate criticamente le soluzioni tecnologiche ad oggi disponibili senza trascurare l’importanza delle campagne di sensibilizzazione e informazione. Il tutto senza criminalizzare ottusamente la plastica e i suoi innumerevoli benefici.
Conceived by the Scientific Committee of Catania 2030 and the IYFR's Working Group on Plastic Free Waters, in partnership with the Polytechnic University of Athens, the University of Catania, Rotary district 2110 Sicily and Malta, and AIAT (Italian National Association of Environmental Engineering) the international conference "The future of the Oceans: rethinking plastics management" will lead us to the different corners and seas of the world to talk about sustainable plastic management and the impact of its current management on the oceans.
Thanks to high-profile speakers and researchers from important European universities, catania 2030 - Green Expo of the Mediterranean will tackle at 360 ° the problem of plastic mismanagement, the consequent presence of micro and nanoplastics at sea and in aquatic life forms – even those intended for consumption – and the consequent health risks.
Actions to be taken urgently and critical comparisons of the technological solutions available to date will be illustrated without neglecting the importance of awareness-raising and information campaigns. All without obtusely criminalizing plastic and its countless benefits.
Download - INTERNATIONAL CONFERENCE ON THE FUTURE OF THE OCEANS.pdf
Per le regioni del Bacino del Mediterraneo, già esposte a stress idrico, si prevedono in futuro pressioni crescenti dovute al cambiamento climatico ed alle pressioni antropiche, tali da influenzare negativamente la produttività delle colture (EEA, 2017) e contribuire ai fenomeni di desertificazione già in atto. La gestione razionale e sostenibile della risorsa idrica rappresenta un elemento imprescindibile per ogni possibile strategia di contrasto a tali fenomeni, a vantaggio soprattutto del settore agricolo, caratterizzato da una elevata intensità idrica e da una elevata vulnerabilità ai cambiamenti climatici ed al verificarsi di eventi metereologici estremi, come siccità e inondazioni.
Negli ultimi 5 anni gli investimenti pianificati nella gestione del ciclo integrato dell’acqua, distribuzione, depurazione, fognatura si sono moltiplicati. E’ però a tutti evidente come specialmente al Sud sia necessaria un accelerazione negli investimenti per far fronte a un sistema infrastrutturale vecchio con perdite in rete, per fare un esempio, che restano altissime, con punte del 51%. Pesano i tempi lunghi per le autorizzazioni, le difficoltà di applicazione del codice appalti, l’esigenza di rivedere progetti spesso carenti per competenze tecniche che spesso non sono aggiornate. Le principali infrastrutture idrauliche, grandi dighe e adduttori, sono anch’esse ormai vetuste. L’invecchiamento e l’interrimento hanno ridotto il volume accumulabile. Appaiono, e molto, gli effetti della scarsa o assente manutenzione che comportano sempre forti aggravi dei costi d'esercizio e abbreviano, anche sensibilmente, la vita utile delle opere. Per utilizzare al meglio le risorse economiche necessarie alla manutenzione, al completamento e alla realizzazione di nuove infrastrutture idrauliche è necessario, specialmente in Sicilia, una accurata programmazione degli ulteriori interventi che, sommati ai numerosi già attivati dalla Regione, dovranno trovare una necessaria condizione di equilibrio tra acqua pubblica e acqua privata, e tra consapevolezza del pubblico e accettazione sociale, in un processo di coinvolgimento che possa condurre ad una piena coscienza dei "pro" e dei "contro" legati alla presenza e alla necessaria realizzazione di nuove opere sul territorio.
Nel corso dell’evento, organizzato congiuntamente REGIONE SICILIANA (AUTORITÀ DI BACINO e DAR) – ENEA - Commissario Straordinario Unico per la Depurazione – ENEA - Università di Catania - CS e CTPI di CATANIA 2030 – AIAT, saranno affrontati gli aspetti connessi alla gestione razionale della risorsa idrica in accordo con principi di economia circolare, evidenziando in particolare gli interventi di contrasto messi in campo da parte della Regione Sicilia, le opportunità offerte dal PNRR e le attività condotte da parte del Commissario Straordinario Unico alla Depurazione.
Download - LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE E ECONOMIA CIRCOLARE PER UNA GESTIONE SOSTENIBILE DELLA RISORSA IDRICA.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente dal Comitato Scientifico e dal Comitato Tecnico dei Portatori di Interesse di CATANIA 2030, Confindustria Siracusa e Confindustria Catania, Università di Catania e AIAT.
Il tema centrale dell’evento sarà la decarbonizzazione e l’inversione del cambiamento climatico con una rassegna degli effetti delle politiche e il ventaglio delle azioni da intraprendere a tutte le scale.
Idrogeno, CCSU (Carbon Capture, Storage end Utilization), biometano, efficientamento energetico, LCLF (Low Carbon Liquid Fuels), bioraffinerie e repowering degli impianti FER esistenti, sono gli ingredienti irrinunciabili di un piano di ripresa che possa essere volano di ripartenza per una transizione energetica che punta al raggiungimento del net zero emissions al 2050.
I fondi previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potranno costituire la leva per importanti investimenti che porteranno benefici economici già nel breve periodo. Il tutto in un percorso ben indirizzato nell’ambito della più ampia strategia di sostenibilità integrata del mondo industriale che vede oltre che la componente ambientale anche le due componenti sociale ed economica quali basi per una transizione energetica sostenibile in antitesi con una poco definita e quindi ambigua “decrescita felice”, che prevede incautamente una presunta deindustrializzazione di aree oggi certamente cruciali per il sostentamento energetico nazionale. E ciò a causa di un dibattito ambientalista “emotivo” che risulta scollegato dai fondamenti scientifici. Alle imprese siciliane, in particolare, è richiesta una maggiore ambizione nella trasformazione e nello sviluppo di nuovi modelli di business che potranno portare un valore aggiunto all’intera nazione, anche qui non solo in termini di sostenibilità ambientale, ma anche di ricadute positive sull’occupazione e sulla competitività dell’intero sistema industriale.
Il convegno e la tavola rotonda di CATANIA 2030 dedicati all’argomento tenteranno di porre l’accento su quella che si propone ormai come una sfida senza precedenti che il pianeta sta affrontando. Nessuno può negare quanto sia importante farsi trovare pronti per garantire alle prossime generazioni un futuro sostenibile e migliore. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Il punto cruciale è come. Bisognerà avere un approccio organico e pragmatico in grado di conciliare la tutela degli ecosistemi con il benessere delle persone valutando necessità e opportunità piuttosto che una asettica idea di “sviluppo sostenibile” che sottovaluti i costi sociali di un passaggio repentino da una fonte con alta densità energetica (la fossile) a fonti con diluita densità energetica (le rinnovabili).
Download - LA RIGENERAZIONE DELLE GRANDI AREE INDUSTRIALI TRA SOSTENIBILITÃ INTEGRATA, TRANSIZIONE ENERGETICA E CIRCOLARITA'.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente da SUN (Symbiosis User Network), ENEA, Università degli Studi di Catania, AIAT, CS e CTPI di CATANIA 2030.
Il Green Deal europeo sosterrà la transizione ecologia in tutti i settori con l’ambizione di creare un’economia sostenibile e circolare. Il nostro Paese ha raccolto la sfida ed ha posto al centro dell’agenda di governo una transizione che impone la riprogettazione di processi di produzione, dei sistemi di distribuzione e dei modelli di consumo. La transizione è un’opportunità di crescita, che vede protagonista il settore industriale e, in questo contesto, è fondamentale che il sistema-Paese sappia promuovere e favorire l’innovazione metodologica e tecnologica e la progettazione sostenibile e circolare anche attraverso l’implementazione sistemica della simbiosi industriale. La simbiosi industriale costituisce una pratica strategica per ottenere risultati vitali alla competitività e all’efficienza del sistema paese: prevenzione della produzione di rifiuti dalle filiere produttive, ottimizzazione delle risorse, competitività e sostenibilità del sistema industriale e territoriale. Vista a livello sistemico, la simbiosi industriale non è solo una pratica, ma un insieme di relazioni complesse tra i molti attori coinvolti che possono a loro volta agevolare nuove sinergie, economie di scala, aumentare la cooperazione produttiva e organizzativa su più fronti. L’evento vuole essere una occasione per confrontarsi su casi concreti di simbiosi industriale con dettaglio degli aspetti operativi, procedurali, economici ed ambientali, anche con riferimento ai potenziali di decarbonizzazione, sugli standard tecnici e/o operativi e sugli strumenti a supporto sia della implementazione sia degli investimenti per la simbiosi industriale.
Download - GREEN DEAL ED ECONOMIA CIRCOLARE.pdf
Le future esigenze normative e le opportunità offerte dall’attuale contesto economico, impongono un cambio di paradigma nel settore della depurazione delle acque reflue municipali, al fine di provvedere al necessario adeguamento infrastrutturale e, soprattutto, alla transizione verso modalità gestionali in grado di garantire la sostenibilità economica, ambientale ed energetica, in ottica di chiusura dei cicli.
ll servizio idrico e, più in generale, i servizi pubblici, possono costituire il motore dell'innovazione in città sempre più “smart”. Le potenzialità di applicazione delle innovazioni nel settore idrico sono rilevanti, a partire dagli impieghi volti a migliorare la conoscenza delle infrastrutture e al loro efficientamento, fino agli aspetti legati alla tutela delle risorse naturali, all'efficienza energetica, alla salvaguardia ambientale. “L'Internet of Things e la rivoluzione dell'Industria 4.0 rappresentano un’opportunità importante in particolare per la realizzazione e la gestione degli impianti di depurazione del futuro che dovranno mirare sempre di più ad un obiettivo di autosufficienza energetica in ottica di decarbonizzazione e al riutilizzo pieno e sostenibile della risorsa idrica fino all’obiettivo “scarico zero”. Serve tuttavia un forte impegno da tradurre in azioni concrete per sostenere l'innovazione, formare gli operatori e rimuovere gli ostacoli al cambiamento sfruttando appieno tutte le potenzialità offerte dagli interventi del Commissario Straordinario per la Depurazione e dal PNRR. Nuove sfide sono rappresentate dal cambiamento climatico, dalla competizione sull'impiego della risorsa idrica, dalla attenzione ai contaminati emergenti e – presto - alle micro e nanoplastiche nelle acque; per affrontarle, servono investimenti in innovazione tecnologica e, conseguentemente, strumenti finanziari adeguati, agevolazioni e/o defiscalizzazioni che non seguano una logica estemporanea ma che si inseriscano in una strategia nazionale di medio-lungo periodo per garantire investimenti ‘qualificati' di operatori virtuosi, a tasso zero, con restituzione dell'importo attraverso un giusto riconoscimento in tariffa. Il tutto superando ostacoli antichi a partire dalle lungaggini autorizzative che frenano la tempestiva realizzazione degli interventi, soprattutto quando sono coinvolti più enti competenti.
Nel corso dell’evento, organizzato congiuntamente dal CS e CTPI di CATANIA 2030, ENEA, Università di Catania e AIAT, sarà affrontato il tema del nuovo ruolo della depurazione delle acque per la transizione ecologica ed energetica e la mitigazione del cambiamento climatico, discutendo di tecnologie avanzate e nuovi approcci gestionali.
Download - GLI IMPIANTI DI DEPURAZIONE DEL FUTURO.pdf
Termovalorizzatore o discarica? Economia circolare o discarica sostenibile? Si può continuare veramente a porsi di fronte a scelte da fede calcistica, spesso dettate da ignoranza totale di quanto si osteggia o non è il momento di documentarsi attraverso un approccio scientifico, chiaro e completo?
La conferenza internazionale “What do you really know about waste and health: the risks of the NIMBY Syndrome” ci porterà dentro al vastissimo tema del rapporto tra rifiuti e salute, un campo minato nel quale il rischio saltare in aria su una fake news è altissimo con conseguenze letali per la comprensione della realtà dei fatti e la libertà di scelta consapevole.
L’incontro è ideato dal Comitato Scientifico di Catania 2030, in partnership con l’Università Politecnica di Atene, l’Università di Catania, il Comitato Interdisciplinare Rifiuti e Salute (CIRS) e l’Associazione nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio (AIAT).
I relatori internazionali ci condurranno nel confronto tra le diverse alternative di gestione dei rifiuti prendendo esempio dalle migliori esperienze di gestione a livello mondiale. Attraverso una riuscita fusione tra il mondo dei tecnici, dei gestori di impianti, dei ricercatori e il mondo della medicina - quella vera -si comprenderà quanto delle paure più diffuse è realmente fondato, quanto è strumentale e quali rischi effettivi quelle stesse paure paradossalmente comportano portando sempre più spesso e sempre più imprudentemente a rifiutare impianti necessari e sicuri
Waste-to-energy plant or landfill? Circular economy or sustainable landfill? Can we really continue to face rigid and hypocritically alternative choices of “football faith”, often dictated by total ignorance? or it is not the time to get a clear knowledge of the different but complementary options and related issues through a scientific, robust and holistic approach?
The international conference "What do you really know about waste and health: the risks of the NIMBY Syndrome" will bring us into the broad but still little explored issue of the relationship between waste and health, a minefield in which the risk of blowing up on fake news is very high with lethal consequences for understanding the reality of the facts and freedom of conscious (political) choice. The Conference is organized by the Scientific Committee of Catania 2030, in partnership with the Technical University of Athens, the University of Catania, the Italian Interdisciplinary Committee on Waste and Health (CIRS) and the Italian Association of Engineer for Environment and Territory (AIAT). Prestigious international speakers will lead us through a comparison between the different waste management alternatives showing the best management experiences in the world. Through a successful fusion between the world of technicians, plant operators, researchers and the world of medicine we will understand how much of the most widespread fears is really founded, how instrumental are some fake news and what real risks, those same fears, paradoxically entail leading more and more often and recklessly to refuse necessary and safe plants on our territories.
Download - INTERNATIONAL CONFERENCE.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente dal CS e CTPI di CATANIA 2030, Commissario Straordinario per la Bonifica delle Discariche Abusive, REMTECH EXPO, Università di Catania e AIAT.
Il tema centrale dell’evento i nuovi approcci sostenibili agli interventi di bonifica e le priorità degli interventi anche alla luce delle prospettive aperte dai prossimi fondi del PNRR e Next Generation EU. Il tema delle bonifiche dei siti inquinati è uno degli aspetti principali di molti processi di rigenerazione del territorio, non solo in ambito industriale ma anche agricolo ed urbano. Nonostante se ne continui a dibattere in numerosi contesti, dopo una prima e forte accelerazione con grande dispendio di fondi per studi, analisi e procedure di caratterizzazione, le azioni di bonifica vera e propria scontano oggi ingenti ritardi che non appaiono giustificati da reali difficoltà tecnologiche ma piuttosto legati alla erronea percezione della bonifica dei siti contaminati come un rischio in termini di costi e tempi con conseguente disincentivazione dei necessari investimenti. Per garantire un’azione continua ed efficace è necessario un salto culturale basato sul presupposto che rigenerare il territorio, a partire da suoli e falde contaminate, sia una chiave irrinunciabile dello sviluppo di tutto il Paese. Come pure riuscire a mantenere una concreta rigenerazione per quei siti operativi che già da oltre un decennio operano in modalità di MISO (Messa In Sicurezza Operativa) secondo il DLgs 152/06. Accanto alla nota complessità normativa e amministrativa, il tema delle bonifiche soffre inoltre di una spettacolarizzazione degli effetti negativi, associata a una comunicazione poco efficace e ad una scarsa conoscenza dello stato di avanzamento della tecnologia unita spesso ad una miope applicazione delle norme di intervento nell’ambito del complicato processo amministrativo. Di conseguenza occorre anche attrezzare il sistema per eliminare gli ostacoli che nel rapporto tra pubblico, privati e cittadini impediscono ogni giorno di passare da propositi e proclami ad azioni che possano effettivamente dare vita al processo di rigenerazione, creare sviluppo, occupazione e maggiore fiducia nella popolazione nell’interesse delle comunità coinvolte.
Download - STATO DELLâARTE E OPPORTUNITA DAL NEXT GENERATION EU.pdf
L’evento è organizzato congiuntamente da CS di ECOMED - PROGETTOCOMFORT, Università di Catania, Distretto Rotary 2110 e AIAT. Il tema centrale dell’evento sarà la decarbonizzazione e l’inversione del cambiamento climatico con una rassegna degli effetti delle politiche e il ventaglio delle azioni da intraprendere a tutte le scale.
Download - LA SFIDA DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA VERSO LA DECARBONIZZAZIONE DELL'ECONOMIA.pdf
La gestione dei fanghi di depurazione è, ormai da diversi anni, un tema di grande attualità. Dopo una lunga attesa, si è evoluta anche la normativa europea, con riflessi a livello nazionale e regionale. Negli ultimi decenni si è altresì assistito a interessanti sviluppi per quanto riguarda processi e tecnologie di trattamento dei fanghi, con diffusione di nuove applicazioni a scala reale. Tra i driver di questa evoluzione tecnologica, determinanti sono senz’altro stati gli obiettivi della minimizzazione dei fanghi, da un lato, e del recupero di risorse materiali ed energetiche da essi, dall’altro. In Italia, tuttavia, la gestione dei fanghi è stata oggetto di una perdurante stasi, che negli anni più recenti ha assunto i connotati di una vera e propria crisi. Di recente sono stati avviati progetti innovativi, che potrebbero contribuire al miglioramento dei piani di gestione dei fanghi elaborati negli anni a livello di area territoriale. La Giornata di Studio vuole fare il punto sullo stato di fatto di ricerche e tecnologie disponibili, mettendo a confronto le esperienza di gestori appartenenti a due differenti Regioni italiane.
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Presentazione
L'OMS ha recentemente evidenziato che vi è una diffusa, ma ancora troppo vaga e spesso “infondata” convinzione che tra i determinanti di salute vi siano alcune cause ambientali ed in particolare la (cattiva) gestione dei rifiuti. Tuttavia questa primitiva “coscienza” è spesso esasperata dai media e social media che non sempre diffondono una informazione veritiera o quantomeno completa, a cui si affianchi la reale valutazione degli effetti delle altre opzioni ed in particolare dell’opzione ZERO - spesso associata alla sindrome NIMBY - certo molto affascinante in astratto, ma frequentemente occultante una realtà ben più pericolosa. Si pensi ad un qualunque impianto di gestione rifiuti urbani o industriali: per quanto ottimizzato produrrà certamente impatti ed emissioni; ma cosa succederebbe se non ci fosse per l’ambiente e la salute? E per l’economia, e quindi per il benessere del territorio? Un caso emblematico è poi rappresentato dalle emissioni odorigene. Sebbene la sensazione olfattiva non sia sempre direttamente correlata ad effetti dannosi per la salute, si sta creando nel nostro Paese una grande e spesso eccessiva preoccupazione verso qualsiasi tipo di odore e quindi di impianto associato direttamente o indirettamente alla parola rifiuto. Ma qual è il reale riflesso in termini di salute pubblica? Quali impianti conviene fare, quanti e dove? Impatta di più fare o non fare certi impianti? E quanto? Affinché paure e sensazioni di pancia della popolazione, spesso esasperate, non prevalgano influenzando negativamente qualunque oculata programmazione nella gestione dei rifiuti è certamente necessaria una corretta gestione e attento monitoraggio degli impianti nonché il ricorso ad un’economia circolare che per essere efficace deve essere sostenibile ma occorre anche, e forse soprattutto, una informazione oggettiva e un ruolo consapevole e leale dei media tradizionali e non. L’incontro mira ad affrontare con un linguaggio semplice, meno tecnicistico ma chiaro e diretto, le principali tematiche che legano rifiuti, ambiente e salute, continuando, negli anni, un percorso informativo che garantisca alla popolazione una consapevolezza sana e scientificamente fondata e che permetta le scelte migliori per il proprio presente e soprattutto per il proprio futuro.
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Presentazione
La plastica costituisce circa l’80%, dei rifiuti solidi presenti nei mari del mondo e il principale tipo di rifiuto che troviamo sulle spiagge o depositato sui fondali. A sua volta, l’80% di questi rifiuti è di origine terrestre; solo il 20% è dovuto alle attività che si svolgono sul mare: pesca, trasporti, acquacultura e navigazione. Poiché la maggior parte delle plastiche non si biodegrada in alcun modo, tutta quella dispersa in natura vi può restare e fare danni per centinaia o migliaia di anni. Usata spesso una sola volta e solo per qualche minuto, la plastica rimane in mare per periodi che vanno dai 20 anni per una busta della spesa ai 600 anni per un filo o rete da pesca. I rifiuti di plastica si frazionano e degradano molto lentamente in pezzi sempre più piccoli, raggiungendo dimensioni di qualche millimetro. Questi minuscoli residui e le microplastiche possono essere ingeriti dagli esseri viventi che sono alla base della catena alimentare. Uccelli, tartarughe, cetacei scambiano questa spazzatura per cibo e così fanno i pesci; gli stessi che poi noi mangiamo, considerandoli cibo salubre. Sulle coste del Mediterraneo vivono 150 milioni di persone, che producono tra i maggiori quantitativi di rifiuti solidi urbani pro capite: tra i 208 e i 760 Kg l’anno. Gli oltre 200 milioni di turisti che ogni anno visitano il Mediterraneo generano un aumento del 40% dell’inquinamento estivo da plastica. La presenza di intense attività umane nelle città e lungo le zone costiere, il vento, le correnti sono tutti fattori che influenzano fortemente l’accumulo di rifiuti di plastica in mare. A questi si aggiungono i rifiuti portati da fiumi come il Nilo, l’Ebro, il Rodano, il Po, i due fiumi turchi Ceyhan e Seyhan che sfociano tutti in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate e spesso poco attente alla gestione corretta dei rifiuti. L’inquinamento da plastica costituisce anche una grave minaccia per importanti settori economici del Mediterraneo, soprattutto la pesca e il turismo. La presenza di plastica determina, infatti, minori catture (e quindi minori entrate), danni alle imbarcazioni e agli attrezzi da pesca, riduzione della domanda da parte dei consumatori (preoccupati dalla presenza di plastica nelle carni del pesce). L’inquinamento da plastica costa al settore della pesca dell’Unione Europea circa 61,7 milioni di euro l’anno. Spiagge e porti sporchi e inquinati scoraggiano il turismo, determinando la perdita di posti di lavoro e ingenti costi di pulizia.
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Presentazione
Per chiudere il ciclo dell’economia circolare occorre lavorare sugli strumenti che possono dare certezza agli operatori relativamente alla qualifica di sottoprodotto dei residui di produzione che essi generano e alla cessazione della qualifica di rifiuto al termine di un processo di recupero, affinché tali materiali possano effettivamente tornare sul mercato. In tale contesto alcune iniziative e approcci come ad esempio quello della simbiosi industriale rappresentano delle vie efficaci per la chiusura dei cicli. Rimangono tuttavia alcune barriere da superare per la piena implementazione dell’economia circolare in riferimento all’end of waste che ha rappresentato uno dei principali freni all’economia circolare italiana e alla qualifica di sottoprodotto.
La nuova Legge n. 128/2019 prevede che, in mancanza di criteri specifici adottati tramite i consueti, e di fatto mai emanati, regolamenti ministeriali, le autorizzazioni per lo svolgimento di operazioni di recupero siano rilasciate o rinnovate direttamente nel rispetto delle condizioni di cui all’articolo 6 della direttiva 2008/98/CE, e sulla base di criteri dettagliati, definiti nell’ambito dei medesimi procedimenti autorizzatori. Sostanzialmente quindi si afferma che le autorità locali riprendono il potere di autorizzare caso per caso andando così a superare lo stallo che aveva messo in allarme tutto il mondo dell’economia circolare italiana a partire dalla nota sentenza del Consiglio di Stato. Rimangono tuttavia aperte non poche criticità evidenziate e rappresentate dalle imprese del settore e accolte anche dai controllori (SNPA), che riguardano in particolare le modalità di controllo (spostate in una fase ex –post e a campione) e l’eccessivo iter burocratico oltre a non essere ad oggi pienamente risolte le problematiche relative alla qualifica di sottoprodotto. Per potersi avviare verso un’economia circolare sostenibile ed efficace le imprese hanno la necessità di uno snellimento burocratico, di avere certezza dei titoli autorizzativi rilasciati dalle autorità competenti. Il convegno ha quindi l’obiettivo di evidenziare le potenzialità di applicazione offerte dal mondo della ricerca, le barriere ancora presenti e di accogliere le proposte e le istanze delle imprese, in un dibattito/confronto con le istituzioni e gli enti autorizzatori.
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Presentazione
Il tema delle bonifiche dei siti inquinati è uno degli aspetti principali di molti processi di rigenerazione del territorio, non solo in ambito industriale ma anche agricolo ed urbano. Nonostante se ne continui a dibattere in numerosi contesti, dopo una prima e forte accelerazione con grande dispendio di fondi per studi, analisi e pur necessarie procedure di caratterizzazione, le azioni di bonifica vera e propria scontano oggi ingenti ritardi che non appaiono giustificati da reali difficoltà tecnologiche ma piuttosto legati alla erronea percezione della bonifica dei siti contaminati come un rischio in termini di costi e tempi con conseguente disincentivazione dei necessari investimenti. Per garantire un’azione continua ed efficace è necessario un salto culturale basato sul presupposto che rigenerare il territorio, a partire da suoli e falde contaminate, sia una chiave irrinunciabile dello sviluppo di tutto il Paese. Come pure riuscire a mantenere una rigenerazione di suolo e falde sostenibile da un punto di vista ambientale e tecnico per quei siti operativi che già da oltre un decennio operano in modalità di MISO (Messa In Sicurezza Operativa) secondo il DLgs 152/06. Accanto alla nota complessità normativa e amministrativa, il tema delle bonifiche soffre inoltre di una spettacolarizzazione degli effetti negativi, associata a una comunicazione poco efficace e ad una scarsa conoscenza dello stato di avanzamento della tecnologia unita spesso ad una miope applicazione delle norme di intervento nell’ambito del complicato processo amministrativo. Di conseguenza occorre anche attrezzare il sistema per eliminare gli ostacoli che nel rapporto tra pubblico, privati e cittadini impediscono ogni giorno di passare da propositi e proclami ad azioni che possano effettivamente dare vita al processo di rigenerazione, creare sviluppo, occupazione e maggiore fiducia nella popolazione nell’interesse delle comunità coinvolte.
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Negli ultimi 5 anni gli investimenti pianificati nella gestione del ciclo integrato dell’acqua, distribuzione, depurazione, fognatura si sono moltiplicati. E’ però a tutti evidente come specialmente al Sud, anche come conseguenza dei cambiamenti climatici, sia necessario un livello di investimenti ulteriormente accelerato per far fronte a un sistema infrastrutturale sempre più vecchio con perdite in rete, per fare un esempio, che restano altissime, con punte del 51%. Pesano i tempi lunghi per le autorizzazioni, le difficoltà di applicazione del codice appalti, il permanere di un drammatico squilibrio tra Nord e Sud, l’esigenza di rivedere progetti spesso carenti. Le principali infrastrutture idrauliche, grandi dighe e adduttori, sono anch’esse ormai vetuste. Quasi il 50% delle grandi dighe ha una età maggiore di 50 anni; le rimanenti sono prossime ai 20 anni. L’invecchiamento e l’interrimento hanno ridotto il volume accumulabile. Appaiono, e molto, gli effetti della scarsa o assente manutenzione che comportano sempre forti aggravi dei costi d'esercizio e abbreviano, anche sensibilmente, la vita utile delle opere. Per reperire le risorse economiche necessarie alla manutenzione, al completamento e alla realizzazione di nuove infrastrutture idrauliche è necessario, specialmente in Sicilia, il riordino dell’intero settore idrico e una accurata programmazione degli interventi che dovranno essere avviati in una necessaria condizione di equilibrio tra acque pubblica e acqua privata, tra consapevolezza del pubblico e accettazione sociale, intesi come processi per prendere piena coscienza dei "pro" e dei "contro" legati alla presenza e alla necessaria realizzazione di nuove opere sul territorio.
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ll servizio idrico e, più in generale, i servizi pubblici, possono costituire il motore dell'innovazione in città sempre più “smart”. Le potenzialità di applicazione delle innovazioni nel settore idrico sono rilevanti, a partire dagli impieghi volti a migliorare la conoscenza delle infrastrutture e al loro efficientamento, fino agli aspetti legati alla tutela delle risorse naturali, all'efficienza energetica, alla salvaguardia ambientale. “L'Internet of Things e la rivoluzione dell'Industria 4.0 rappresentano un’opportunità importante per la gestione delle reti idriche e degli impianti. Serve tuttavia un forte impegno da tradurre in azioni concrete per sostenere l'innovazione e rimuovere gli ostacoli al cambiamento anche sfruttando tutte le potenzialità offerte da Industria 4.0. Nuove sfide sono rappresentate dal cambiamento climatico, dalla competizione sull'impiego della risorsa idrica, dalla attenzione ai contaminati emergenti e – presto - alle micro e nanoplastiche nelle acque; per affrontarle, servono investimenti in innovazione tecnologica e, conseguentemente, strumenti finanziari adeguati, agevolazioni e/o defiscalizzazioni che non seguano una logica estemporanea ma che si inseriscano in una strategia nazionale di medio-lungo periodo per garantire investimenti ‘qualificati' di operatori virtuosi, a tasso zero, con restituzione dell'importo attraverso un giusto riconoscimento in tariffa. Il tutto superando ostacoli antichi a partire dalle lungaggini autorizzative che frenano la tempestiva realizzazione degli interventi, soprattutto quando sono coinvolti più enti competenti.
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Presentazione
La Commissione europea ha lanciato un piano d'azione dell'UE per l'economia circolare, che mira a sostenere la transizione verso un'economia in cui materiali e prodotti siano mantenuti in vita il più a lungo possibile riducendo la generazione di rifiuti e d’altra parte i rifiuti prodotti siano trasformati in modo da diventare una nuova risorsa rinnovabile così contribuendo a diminuire il ricorso a materie prime non rinnovabili. In quest’ambito, c’è grande interesse verso la valorizzazione della componente organica di rifiuti e reflui di varia origine, quali rifiuti e acque reflue urbane e scarti dell’agricoltura e dell’industria agro-alimentare. In quest’ottica, gli impianti di trattamento di rifiuti e reflui si avvieranno presto a diventare bioraffinerie industriali con la produzione di una vasta gamma di bioprodotti, biomateriali, biocarburanti e/o biocombustibili. In questa conferenza, tali prospettive saranno presentate e discusse alla luce dei risultati di alcuni progetti di ricerca e innovazione, in particolare nell’ambito del programma Horizon2020, insieme con le più avanzate esperienze che sono già attive alla scala industriale in ambito locale e nazionale.
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CARENZA IDRICA - Attuazione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile
L’acqua come strumento di rivoluzione culturale e innovazione tecnologica finalizzata alla creazione di un concreto modello di sviluppo sostenibile in conformità alle indicazioni dell’agenda 2030.
Un’occasione di incontro per capire come un utilizzo consapevole di risorse naturali e tecnologie abilitanti può produrre uno sviluppo economico e sociale sostenibile.
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